Vorrei possedere, in questi giorni cupi, la fede della mia nonna la quale in ogni avversità, con disarmante ingenuità, sgranava il suo rosario e il viso le si addolciva, nella certezza di fare la cosa giusta. Non posso dire con certezza se ciò fosse utile; ma la mia nonna morì, senza una lenta e logorante attesa in una casa di riposo, a 96 anni dopo aver attraversato due guerre mondiali, l’epidemia di spagnola e una tragica e precoce vedovanza.
La cosa che mi manca nel forzato isolamento è la bellezza di Brescia: i suoi austeri palazzi, il rumore dell'acqua sulle pietre antiche delle fontane, il quotidiano dialogo con i suoi monumenti, il potersi illuminare davanti alle splendide tele che le nostre chiese conservano. Mi rifugio nella memoria, sfoglio commosso i volumi che le riproducono e penso che gente che ha prodotto tanta bellezza non può essere sconfitta da un virus, benché “coronato”.
Il Signore toglie e dà, sia gloria al nome del Signore. Se mi ha tolto, per ora, la bellezza della mia città, mi ha fatto capire come sia forte la gratitudine per chi, tra mille difficoltà, ci cura, ci permette di fare la spesa (fino a ieri una banale incombenza quotidiana), pulisce le nostre strade e ci garantisce acqua, luce e gas.
In conclusione, confesso è il contatto umano che mi manca: il poter stringere, con franchezza e un sorriso, la mano di qualcuno.
Un caloroso abbraccio,
Giuseppe Merlo
“Andrà tutto bene”