A Riva del Garda fervono i preparativi da parte del locale Rotary Club presieduto dall’avv. Germano Berteotti per allestire l’edizione 2016 del “Forum del Garda” (in programma per lunedì 9 maggio 2016, ore 18.00, presso l’Hotel Du Lac et Du Parc di Riva del Garda), iniziativa unitaria itinerante organizzata a turno da uno dei tre Rotary Club che si affacciano sul lago per valorizzare l’immagine e l’economia benacense, che quest’anno verte sul tema “Il futuro turistico del Lago di Garda”.
«Un argomento di scottante attualità – afferma il presidente del Rotary Club Riva del Garda, avv. Germano Berteotti - per stimolare il dibattito intorno alla necessità, sempre più sentita, di sviluppare iniziative promozionali unitarie del Lago di Garda in campo turistico, la mobilità e la tutela del territorio, per individuare in modo congiunto anche quali possano essere gli eventuali problemi e le soluzioni, partendo dal fatto che il settore turistico rappresenta per il territorio gardesano una base strategica fondamentale per lo sviluppo del sistema economico locale. Il tutto nell’ottica di scenario del riconoscimento del Lago di Garda, da parte dell’Unesco, come “Patrimonio dell’Umanità”, e le possibili ricadute sulla realtà benacense». Un evento, sottolinea Berteotti, «reso possibile grazie alla fattiva collaborazione di InGarda Spa, Cassa Rurale Alto Garda, MediaStudio Giornalismo & Comunicazione e Dornier Consulting International che ci hanno supportato finanziariamente e tecnicamente nell’organizzazione».
Numerosi i contributi da parte di esperti del settore, politici e di operatori gardesani previsti durante il “Forum”. Per l’assessore al turismo e promozione della Provincia autonoma di Trento, Michele Dallapiccola, «momenti d’incontro e riflessione come quello del “Forum del Garda” sono utili per discutere nuove forme di coordinamento e di collaborazione tra Enti diversi per valorizzare l’eccezionalità del Lago di Garda, anche attraverso un’azione di promozione turistica e del territorio congiunta ed unitaria tra Trentino, Lombardia e Veneto, senza permettere che riaffiori quel particolarismo che si è rivelato estremamente dannoso». Per Dallapiccola «particolarmente interessante è anche lo scenario Unesco: bene il percorso che è già stato deliberato dai tre territori che si affacciano sul Garda per arrivare alla dichiarazione di “Patrimonio dell’Umanità” del bacino benacense, che potrà costituire la porta d’ingresso meridionale ad un altro “Patrimonio dell’Umanità” come la catena delle Dolomiti, anch’essa realtà che abbraccia più territori come il Garda».
Per l’assessore allo sviluppo economico della Regione Lombardia, Mauro Parolini, «l’area del Garda è un territorio unico che si muove in un mercato turistico internazionale che continua a crescere e ad offrire nuove sfide ed opportunità, che al contempo richiede una rinnovata capacità di fare massa critica per essere visibili ed attraenti. Il Lago di Garda costituisce un esempio positivo di collaborazione interregionale che va sicuramente sviluppata ed ampliata». Sulla stessa lunghezza d’onda Federico Caner, assessore al turismo della Regione del Veneto: «il Lago di Garda costituisce un unicum, sia per essere il maggior bacino d’acqua dolce d’Italia e uno dei più grandi in assoluto a livello europeo, che per offrire una biodiversità ambientale molto variegata, passando da un territorio tipicamente marino tipico del basso lago ad uno tipicamente alpino delle vette del monte Baldo, passando attraverso una pluralità di prodotti agroalimentari tipici unici, ad iniziare dal più conosciuto, l’olio extravergine d’oliva Garda Dop. Il bacino del Garda costituisce un patrimonio unico che ben merita il riconoscimento di “Patrimonio dell’Umanità Unesco”, obiettivo che vede la Regione del Veneto fortemente impegnata così come abbiamo già fatto con le Dolomiti».
Pierlucio Ceresa, segretario generale della Comunità del Garda, sottolinea la strategicità del bacino gardesano: «il lago con i suoi oltre 50 chilometri cubici di acqua dolce è un elemento essenziale sia per il turismo che per l’agricoltura, oltre che per il clima. Si tratta di un territorio unico, che vede convivere al suo interno climi che spaziano da quello tipico mediterraneo a quello alpino, le cui acque contribuiscono a mitigare il clima, a produrre una consistente fetta dell’energia rinnovabile prodotta in Italia, ad irrigare buona parte delle campagne della pianura Padana e ad assicurare il rifornimento idropotabile di gran parte della popolazione che si affaccia sul lago e che vive nelle sue vicinanze. E’ un bene ambientale unico che sposa la valorizzazione economica del territorio con la sua protezione e tutela, cosa che dovrà essere sempre più anche in futuro anche grazie al suo inserimento come “Patrimonio dell’Umanità” Unesco, progetto cui la Comunità del Garda crede fermamente e che si candida a coordinare».
Che effetti può avere la dichiarazione di “Patrimonio dell’Umanità” Unesco? La risposta la fornisce Massimo Tedeschi, giornalista e socio dell’“Ateneo di scienze lettere e arti” di Brescia, già relatore di eventi simili nei mesi scorsi nel basso lago e autore di un approfondimento dedicato a questo tema. «L'esempio - spiega Tedeschi - viene dalle Dolomiti e dalle Langhe. Le prime entrate nella “World heritage list” dell'Unesco nel 2009, le seconde nel 2014. Questo è il momento in cui nel prestigioso club dei posti più belli e più importanti del mondo vengono ammesse anche realtà complesse, siti seriali, aree che racchiudono valori storici, paesaggistici, naturalistici realmente unici ed eccezionali. Il Garda è un candidato naturale a far parte di questo club speciale, che oggi comprende 1.007 siti di 161 Paesi». Per Tedeschi «è tempo che su questo tema si passi dalle discussioni ai fatti. Chi conosce il Garda sa i valori che quest'area esprime: il Benaco racchiude il 40% delle risorse di acqua dolce italiana, è figlio di un fenomeno geologico straordinario manifestatosi nell'era glaciale, ha dato vita a insediamenti umani di eccezionale interesse, ha generato un paesaggio e architetture agricole uniche al mondo (dalle limonaie ai vigneti delle zone collinari, agli alpeggi in quota, agli oliveti più settentrionali di tutti), ospita un patrimonio ornitologico straordinario oltre che endemismi vegetali e paesaggi già variamente tutelati. Il Garda potrebbe anche contare, a livello mondiale, su ambasciatori d'eccezione: gli scrittori europei che da secoli ne decantano le bellezze».
Ottenere il riconoscimento di sito Unesco è utile? «Sì – afferma con decisione Tedeschi - perché porterebbe ad allargare la conoscenza del Garda, ne qualificherebbe l'immagine, rafforzerebbe il turismo di qualità che già oggi caratterizza l'area, impegnerebbe le comunità locali in un'opera di salvaguardia». L'iter da affrontare ovviamente non è dei più semplici. «Serve anzitutto un soggetto promotore – ricorda Tedeschi -: in Lombardia l'idea è stata avallata da una mozione approvata all'unanimità dal Consiglio regionale (e lo stesso è avvenuto anche in Regione Veneto e in Provincia di Trento), ha ottenuto adesioni significative in alcuni Comuni (Desenzano in primis) e associazioni, la vecchia presidenza della Comunità del Garda aveva manifestato un forte interesse su questo punto, riaffermata anche dalla nuova presidenza Gelmini. La complessità amministrativa dell'area non dovrebbe scoraggiare: sotto la forma della fondazione, le Dolomiti hanno saputo riunire 3 regioni e 5 province, le Langhe 3 province e 75 comuni. Il vero tema è la volontà politica».
Manfred Schweigkofler, esperto di promozione turistica e di gestione di eventi per Dornier Consulting International, sottolinea la portata della promozione unitaria del Garda e le ricadute del riconoscimento come “Patrimonio dell’Umanità” Unesco: «superare, così come si sta facendo, la tripartizione nella promozione turistica del bacino gardesano è fondamentale per proporre sui mercati internazionali il lago e il suo entroterra come destinazione unitaria, perché la concorrenza internazionale è estremamente agguerrita e andare sui mercati con tre diverse offerte turistiche del Garda oggi è uno scenario che non paga più, oltre a generare sprechi economici che nessuno si può più permettere. Vedrei bene fare anche un passo in più, proponendo anche un “marchio ombrello” gardesano destinato per le strutture ricettive o per tutti i prodotti tipici realizzati nel suo ambito, in modo da accrescerne la riconoscibilità e la specificità, magari da proporre unitariamente al riconoscimento di “Bene dell’Umanità” Unesco». A proposto di Unesco, Schweigkofler sottolinea come «l'Italia con 51 siti oggi è il paese con più siti Unesco al mondo, cui potrebbero aggiungersene altri 41 in lista d’attesa. Il Garda potrebbe essere una candidatura fortissima e si potrebbe anche legarla a doppio filo ad un altro “Patrimonio dell’Umanità” come le Dolomiti, di cui il Garda costituisce la porta d’ingresso sudoccidentale, oltre a sfruttare le acque che sgorgano dai suoi crinali».