Un appuntamento di livello nazionale a Brescia venerdì 24 marzo prossimo in occasione della celebrazione della memoria dei Missionari Martiri, nel giorno in cui nel 1980 fu assassinato sull’altare Mons. Oscar Romero Vescovo di El Salvador.
L’evento con il patrocinio della Santa Sede e della Presidenza della Repubblica è organizzato nell’ambito del Convegno Internazionale “Educazione e sviluppo per la pace tra i popoli” in corso in quei giorni all’Università Cattolica del Sacro Cuore e che vedrà arrivare a Brescia delegati provenienti anche dall’America e dall’Africa per approfondire i temi legati alla cooperazione internazionale. Grazie alla collaborazione del Centro Teatrale Bresciano, l’Associazione SFERA Franceschetti, l’Associazione Cuore Amico e l’Ufficio Missionario della Diocesi di Brescia propongono l’evento che sarà ospitato al Teatro Sociale e dove già si prevede il tutto esaurito. Dopo i saluti dell’Arcivescovo Mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione della Santa Sede rivolto in particolare ai rappresentati diplomatici accreditati al convegno, si alterneranno sul palco: Luca Micheletti ed il Corpo Musicale Sgotti.
Luca Micheletti è ben noto al pubblico bresciano per le innovative proposte presentate negli ultimi anni nell’attività teatrale e cinematografica ed i prestigiosi riconoscimenti ottenuti: ricordiamo nel 2016 il Premio Internazionale Pirandello per meriti acquisiti in campo teatrale, il premio Ubu e il premio Nazionale della Critica oltre a due partecipazioni alla Mostra del Cinema di Venezia. Il prof. Paolo Bolpagni, già Direttore della Collezione Paolo VI, l’ha definito “patrimonio vivente della cultura italiana”. Sul palco del Sociale Micheletti presenterà due testi di grande impatto: “Il mondo senza sonno” composto nel 1914 da Stefan Zweig e Cori da “La Rocca” composto nel 1934 da T.S. Eliot.
“Il mondo senza sonno” di Stefan Zweig è stato pubblicato per la prima volta in Italia solo nel 2014 nel centenario dell’inizio della I Guerra Mondiale. Dell’autore non si è pubblicato molto nel nostro paese, eppure si tratta, a ragione, di uno dei più autorevoli scrittori del secolo scorso. I temi trattati sono solo alcuni, ma tutti significativi, della somma di emozioni e sentimenti che suscitò un avvenimento tanto straordinario quanto sconvolgente quale fu appunto la prima guerra che incendiò cento anni fa l’intera Europa. Zweig fa rivivere in saggi brevi ma straordinariamente efficaci, lo stato d’animo di un intero continente in uno dei crocevia della sua storia recente partendo da alcune, diffuse situazioni di conflitto personale che turbarono le coscienze. Una straordinaria e toccante ricostruzione dello stato d’animo del continente allo scoppio del conflitto. Un “pezzo” magistrale in cui si evidenzia tutto lo spaesamento di popoli che per la prima volta nella loro storia sperimentano una guerra globale, alla quale nessuno può sottrarsi. In precedenza in Europa la guerra era sempre stata vissuta, infatti, come una “infiammazione” isolata nel grande organismo, un arto purulento che veniva cauterizzato fino alla guarigione mentre tutti gli altri mantenevano le loro funzioni vitali. C’era sempre stato chi rimaneva estraneo all’evento; stavolta, invece, la febbre scuote tutti gli europei: non c’è città, borgo o lembo di terra cui non sia stato strappato un uomo perché prenda parte ai combattimenti. È una svolta storica per tutto il continente ed è diffusa la consapevolezza che, dopo tanta bufera, nulla sarà come prima. “Più breve è ora il sonno del mondo” – scrive Zweig – “più lunghe le notti e più lunghi i giorni. In ogni paese della sconfinata Europa, in ogni città, via, casa, stanza, il respiro quieto e sopito è più corto, agitato come in un’unica notte d’estate afosa e soffocante…”. “Ora l’umanità tutta è agitata, di notte come di giorno, un impellente, spavento sostato di veglia sfavilla tra i sensi eccitati di milioni di persone, il destino penetra invisibile dalle migliaia di finestre e porte, e scaccia il sopore, scaccia l’oblio da ogni giaciglio. Più breve è ora il sonno del mondo, più lunghe le notti e più lunghi i giorni.”
T.S. Eliot, già consacrato dalla critica come uno dei nuovi maestri del '900, per questo testo insolito: Cori da "La Rocca" rischiò la reputazione. È questa infatti una opera tra le più snobbate ma certamente tra le più profetiche del grande della poesia di tutti i tempi, nella quale Eliot riesce a proporre, con la sua tipica mescolanza di ironia e di alta drammaticità, pagine di straordinario impatto emotivo, in cui la desolazione della vita senza significato e il destino della Chiesa nel mondo sono scrutati con la sensibilità e l'intelligenza del poeta e del fedele che non risparmia alla sua epoca e a se stesso interrogativi e "smitizzazioni".
Il Corpo Musicale Sgotti, forte di 50 musicisti, è una delle istituzioni musicali più longeve del territorio bresciano vantando quest’anno gli 80 anni di attività ininterrotta, salvo una breve pausa negli anni più duri della guerra. È oggi diretto dal giovane Maestro Giulio Piccinelli che è stato alla direzione di prestigiosi ensemble quali l’Orchestra La Verdi di Milano, l’Orchestra a Fiati Giovanile Europea (EUYWO), l’Orchestra dell’University of Northen Iowa e l’Orchestra a Fiati professionale di Lipsia, nonché della prestigiosa Banda della Marina Militare Olandese. Il programma è di grande suggestione e si apre con RUSHMORE composto da Alfred Reed in onore della scultura sulla roccia del Monte omonimo nel Sud Dakota sul quale sono raffigurati i volti dei quattro presidenti degli Stati Uniti d'America per arrivare alla preghiera in musica “On a Himnsong of Philip Bliss” e al pezzo “Satiric Dances” che ha portato il secondo premio al Concorso Internazionale di Bertiolo (Udine).
Nicola Bianco Speroni