Evento storico per il Garda è stato presentato nel salone G.Benedetti del castello di Desenzano del Garda, il nuovo evento dedicato a "Relitti del Garda. Dagli abissi alla storia", organizzata dal Gruppo Volontari del Garda - Nucleo Sommozzatori con il patrocinio del Comune di Desenzano d/G e della Soprintendenza Archeologia della Regione Lombardia. E' stato presentatp il ritrovamento del relitto dell'idrocorsa Fiat C.29 MM129, che fu pilotato da Francesco Agello. Ed ecco il video:
Cenni storici
Già dai primi anni del secolo scorso l'Italia era in competizione con diverse
altre nazioni per la supremazia nel campo della velocità aeronautica con
idrovolanti.
La principale competizione nella quale si affrontavano gli equipaggi ed i mezzi
di Italia, Francia, Stati Uniti ed Inghilterra era la Coppa Schneider, che si
assegnava dapprima annualmente e poi ogni biennio alla nazione che avesse
compiuto con i suoi idrocorsa un circuito prestabilito alla maggiore velocità
media. Inoltre, la nazione che per prima si fosse aggiudicata per tre edizioni su
cinque o per tre volte di fila la vittoria della Schneider si sarebbe accaparrata
definitivamente il trofeo.
Dopo la sconfitta italiana nell'edizione del 1927 a Venezia, ad opera degli
inglesi, il Segretario di Stato per la Regia Aeronatica Italo Balbo dispose la
creazione del Reparo Alta Velocità (RAV) che si insediò presso un idroscalo già
esistente a Desenzano del Garda.
Nel 1928 confluirono sul Garda uomini e mezzi con il solo scopo di perfezionare
la capacità dei piloti e la messa a punto di idrovolanti in grado di primeggiare
nella velocità pura e nella destrezza di volo sia per riconquistare la coppa
Schneider che per riprendersi il record di velocità assoluta.
Vennero subito commissionati ad alcune industrie italiane (Savoia Marchetti,
Piaggio, Fiat e Macchi) nuovi idrovolanti, specificamente studiati per i record di
velocità.
Il primo ad arrivare a Desenzano, nella primavera del 1929, fu il FIAT C.29.
Il prototipo fu subito testato per verificarne l'efficacia. Era un aereo
leggerissimo con un motore (il FIAT AS.5) estremamente potente.
Per migliorare le prestazioni la FIAT aveva intrapreso la strada della riduzione
del peso e delle dimensioni complessive degli idrovolanti, sperando che questo
portasse ad un incremento considerevole delle prestazioni. In realtà si capì
quasi da subito che la leggerezza, unita alla grande potenza del motore,
avrebbe portato più all'instabilità del mezzo che non al miglioramento delle
prestazioni.
Dai primi voli di collaudo, eseguiti dal Comandante della base, il Ten. Col. Mario
Bernasconi, emersero subito questi gravi difetti. In modo particolare la forma
degli "scarponi", ovvero dei galleggianti non consentiva di superare la velocità
di decollo. Ci fu un primo incidente senza conseguenze per il pilota e con pochi
danni effettivi per il velivolo, che portò a numerosi test su modelli in scala 1:5
trainati da motoscafi veloci per verificare la giusta configurazione idrodinamica.
Furono individuate le giuste forme e dimensioni dei galleggianti e fu
riconsiderata la forma della coda che divenne più simile a quelle degli idrocorsa
Macchi già utilizzati da anni, con l'abbassamento della deriva e del timone sotto
i piani di coda .
Giunse così a Desenzano il primo modello ufficiale del C.29, ovvero quello con
matricola 129.
Le prove di volo furono affidate al Serg. Magg. Francesco Agello non tanto per
le sue qualità rispetto agli altri piloti quanto piuttosto per le sue ridotte
dimensioni corporee che bene si adattavano agli angustissimi spazi del nuovo
idrocorsa.
I primi voli del giugno 1929 servirono a prendere confidenza con quel mezzo
che, come già detto, dava non pochi grattacapi soprattutto in fase di
ammaraggio, quando la sua leggerezza lo penalizzava maggiormente.
Fu proprio durante un ammaraggio che il 16 luglio del 1927 Agello toccò la
superficie del Garda quando un elemento estraneo (probabilmente un'onda
sollevata da un lontano motoscafo) fece di colpo impennare il velivolo che
aveva ancora una velocità superiore ai 150 km orari e lo fece ricadere
verticalmente di coda.
Il FIAT C.29 mm. 129 si inabissò e solamente il fatto che l'impatto con l'acqua
avesse ormai azzerato la velocità del mezzo permise ad Agello di abbandonare
lo stretto abitacolo e di venire ripescato indenne dai motoscafi di soccorso.
Il relitto che è stato recentemente ritrovato è proprio quello dell'incidente
appena descritto.
Successivamente ed a tempo di record fu approntato dalla FIAT un nuovo
modello, il n° 130 che però, il 12 Agosto, fece la stessa fine del primo. Anche
in questo caso Agello si salvò ma con molta più difficoltà rispetto al precedente
incidente in quanto stavolta il C.29 si inabissò a forte velocità e con motore ed
elica in avanti.
Il progetto fu quindi abbandonato. Troppo leggero il telaio e troppo difficile da
manovrare per non rischiare incidenti. Fu ugualmente portato a Calshot per la
coppa Schneider del 1929 (era la matricola 130bis) ma non fu impiegato e
l'Italia dovette gareggiare con velivoli inferiori a quelli inglesi tanto da perdere
per la seconda volta il trofeo.
Quel modello fa bella mostra di sé accanto ad altri leggendari idrocorsa del RAV
al museo aeronautico di Vigna di Valle.
E' interessante comunque rimarcare che il motore utilizzato per il C.29 fece da
base per lo sviluppo del più leggendario motore FIAT AS.6, costituito da due
AS.5 accoppiati contrapposti, che permise ad Agello di conquistare il record
assoluto di velocità con il Macchi Castoldi MC.72 nel 1934.
Nel settembre del 2014 alcuni subacquei recuperarono un motore che si
pensava fosse quello di uno dei C.29 dispersi ma si scoprì in seguito che si
trattava di un motore FIAT A.20, utilizzato su altri idrovolanti e su aerei da
addestramento ed acrobazia.
E' possibile invece che il motore appartenesse al FIAT CR.20 con il quale perse
la vita in addestramento il Tenente Ariosto Neri, nel 1932 di fronte al porto di
Desenzano.
La scoperta del relitto
Il 21 Febbraio del 2016 l'imbarcazione da ricerca Volga 2026 del Gruppo
Volontari del Garda era impegnata nelle ricerche estese di un apneista disperso
dal mese di Gennaio. La zona era quella del golfo di Desenzano dove era stata
ritrovata la boa di segnalazione del disperso.
Sul tracciato sonar dell'imbarcazione apparve una sagoma che era senza
dubbio di fabbricazione umana e la successiva ispezione visiva con il robot
subacqueo filoguidato (ROV) evidenziò che si trattava dei resti di un velivolo di
colore rosso, infisso quasi verticalmente nel fondale con la prorpia coda ai suoi
piedi ed un inconfondibile stemma del ventennio sulla fiancata.
Dopo la denuncia del ritrovamento alle autorità competenti (Soprintendenza
Archeologia, Soprintendenza Beni Ambientali, Carabinieri del Nucleo Tutela
Patrimonio Culturare e Guardia Costiera) il Nucleo Sommozzatori del GVG ha
interessato in maniera anonima e riservata alcuni esperti del settore per il
riconoscimento del velivolo. Le prime immagini girate non erano di grande
qualità e non inquadravano soprattutto la porzione di coda che avrebbe poi
confermato in modo assoluto l'identificazione ma ugualmente, soprattutto per
l'apporto dell'associazione Archeologi dell'Aria, i resti vennero catalogati come
quelli appartenenti ad un FIAT C.29.
Una successiva ispezione visiva permise di individuare sui resti della coda la
scrtta "C.29" e "129", attribuendo quindi con certezza assoluta la provenienza
del relitto.
Da diversi mesi il Gruppo Volontari del Garda collabora con l'assiociazione
Atena CuMaNa, che ricopre un ruolo pratico ed operativo di grande importanza
nella tutela dei relitti storici sommersi dei nostri mari. Grazie a questi contatti
da tempo sono in corso progetti con la Soprintendenza Archeologia di Brescia
per sviluppare una collaborazione operativa sui ritrovamenti storici ed
archeologici nel Lago di Garda che si dovrebbero concretizzare con un
protocollo nei prossimi mesi.
A questo punto, in accordo con la Soprintendenza Archeologia della Lombardia,
si è deciso di procedere con la diffusione della notizia del ritrovamento senza
però ovviamente dare informazioni sulla profondità e sulla posizione dei resti,
in modo da ottenere fin da subito un livello di tutela elevato ed evitare episodi
di depredazione o pericolose immersioni per visitare il relitto.
Anche il Comune di Desenzano, coinvolto nella gestione del ritrovamento, ha
accolto entusiaticamente la notizia attivandosi per mettera a disposizione le
strutture per la presentazione alla stampa ed al pubblico della scoperta.
Il futuro di questi resti è ora affidato alle istituzioni preposte. Ad oggi, visto il
breve periodo intercorso dal ritrovamento, non esistono ancora ipotesi su come
procedere per la sua valorizzazione.
Gruppo Volontari del Garda
Nucleo Sommozzatori