Mostra promossa da Università degli Studi di Milano - Dipartimento di Studi storici Istituto nazionale Ferruccio Parri, Milano insieme a Fondazione Anna Kuliscioff, Milano studio +fortuna, Trieste.
Cent’anni fa, i deputati delle opposizioni salirono sull’Aventino, per sollevare la questione morale sul fascismo e tentare di rovesciare Mussolini con le armi della democrazia. Tra il 2 ottobre e il 27 ottobre una mostra alla Casa della Memoria di Milano racconta quella scelta, i suoi protagonisti, la sua eredità.
A cento anni dalla morte di Giacomo Matteotti, ucciso dai fascisti il 10 giugno 1924, il Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Milano e l’Istituto nazionale Ferruccio Parri, insieme alla Fondazione Anna Kuliscioff e lo studio +fortuna, hanno realizzato una mostra storica intitolata Vivi presenti pugnanti. L’Aventino e l’antifascismo dopo Matteotti. La mostra è stata cofinanziata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso la Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali.
Pochi giorni dopo la scomparsa del deputato socialista, l’anziano Filippo Turati pronunciò davanti alle opposizioni parlamentari un discorso carico di turbamento, rabbia, speranza: “Egli vive, Egli è qui presente, e pugnante”: in nome di Matteotti i deputati antifascisti presero la concorde decisione di astenersi dalle sedute parlamentari, dando inizio alla secessione dell’Aventino.
Perché, a cent’anni da quegli avvenimenti, è ancora importante ricordare la scelta dei deputati aventiniani? Troppo spesso l’Aventino è liquidato nei manuali di storia come un tentativo, nobile ma infruttuoso, di opporre un’ultima stanca opposizione a un fascismo già pienamente padrone degli eventi. Ma, come ha osservato Simona Colarizi (La resistenza lunga. Storia dell’antifascismo 1919-1945, Laterza 2023), i sei mesi che seguirono l’assassinio di Matteotti furono per Mussolini “i più difficili da quando era iniziata la sua ascesa al potere”. Per qualche mese, i giornali antifascisti soffiarono sul fuoco dell’indignazione, il fascismo vacillò, e molte strade sembravano percorribili.
Gli Aventiniani agivano nel presente e intessevano reti per il futuro, dando vita a un laboratorio di democrazia che sarebbe proseguito negli anni dell’esilio e della Concentrazione antifascista di Parigi. Quella degli aventiniani fu “una scelta di ispirazione etica che trasmise una preziosa eredità all’antifascismo ricostituito in esilio, alla Resistenza e alla generazione del secondo dopoguerra”, scrivono Claudia Baldoli e Luigi Petrella nel prologo del volume Aventino: storia di un’opposizione al regime (Carocci 2024).
La mostra Vivi presenti pugnanti nasce dalla ricerca degli storici Claudia Baldoli (Università degli Studi di Milano) e Luigi Petrella (Mazzini Society). Il progetto allestitivo è stato curato dall’Istituto nazionale Ferruccio Parri e dallo studio di design +fortuna di Paola Fortuna, e coniuga una narrazione storica attenta alle fonti con un linguaggio contemporaneo ed evocativo.
La mostra si sviluppa intorno a due installazioni, che traducono il linguaggio esatto della storia in inquietudini e ferite emotive: attraverso una selva di immagini e parole, il visitatore viene portato suo malgrado dentro il clima di violenza in cui maturò la dittatura fascista, e solo voltandosi può scorgere le immagini e le testimonianze di coloro che si opposero al regime. Dopo essersi inoltrati nella selva si incontra il tavolo della democrazia, dove famiglie politiche diverse si incontrarono, talvolta in modo conflittuale, per lottare a difesa della democrazia. Quasi una quinta scenografica che, grazie alla ricostruzione storica sui pannelli, guida il visitatore a immaginarsi attore di un’epoca drammatica, che comunica al nostro presente il valore della democrazia e della libertà.
La mostra rimarrà visitabile fino a domenica 27 ottobre, negli orari di apertura di Casa della Memoria.
L’ingresso è gratuito.