Gentile direttore,
il 5 febbraio scorso le elezioni per il rinnovo cariche dell’Ateneo di Salò hanno aperto un nuovo capitolo nella storia dell’antico sodalizio gardesano. Mentre formulo gli auguri di buon lavoro alla neo eletta dr.ssa Elena Ledda, debbo rilevare alcune cose che, per amor di verità, non possono essere taciute. Mi riferisco alla elezione dei consiglieri (lo statuto ne prevede 5): i risultati hanno fornito la spiacevole sorpresa di tre nominativi con pari numero di preferenze tra il 4°, il 5° e il 6° (Marzocchi, Dalboni, Stroppa, tutti e tre con 11 voti!). Chi togliere dal mazzo? Lo statuto non lo dice. Che lo statuto sia carente al riguardo, lo si sapeva anche prima, tant’è vero che per un anno, l’ultimo del mio mandato, avevo premuto perché il Direttivo elaborasse una serie di norme da sottoporre all’assemblea (così come l’assemblea stessa aveva chiesto), con tutti i correttivi e le integrazioni del caso. Puntualmente, invece, quattro consiglieri su 7 (Piotti, Cobelli, Bonomi e la stessa attuale presidente), hanno impedito che la cosa si facesse. Ora pare proprio che il diavolo ci abbia messo lo zampino. È probabile, però, che il prof. Marzocchi (preside della facoltà di Matematica e Fisica della Cattolica), come mi ha anticipato, dia le dimissioni. Così facendo, toglierà le castagne dal fuoco a chi è deputato a sciogliere il rebus. A proposito: di chi è la competenza? Del Direttivo o dell’Assemblea? Io credo che, se le dimissioni di Marzocchi non saranno formalizzate, si debba ritornare in assemblea per ri-eleggere i consiglieri. Voglio sottolineare anche un’altra cosa: tra i candidati pubblicamente indicati dalla candidata presidente come particolarmente preferiti, era stato fatto il nome di Francesco Perfetti, professore emerito alla LUISS di Roma, collaboratore della Rubrica sulla Storia di RAI tre, già Presidente del Vittoriale, firma autorevole del SOLE-24 Ore. Purtroppo, il professore ha ottenuto un limitato numero di voti che gli ha impedito di far parte del Consiglio. Qualcuno del gruppo che avrebbe dovuto votarlo gli ha preferito una tesserata ASAR di stretta osservanza, la prof.ssa Claudia Dalboni, quella stessa che aveva sempre sostenuto che non era mai il momento di aprire all’ingresso di nuovi soci. Tant’è vero che dal 2011 ad oggi, non si è potuto far entrare nessuno. Nella lettera che comunica i risultati elettorali, la nuova presidente esprime “l’auspicio che lo spirito di collaborazione non venga mai meno perché necessario per la crescita culturale ecc… E aggiunge che è essenziale un legame fra soci basato sulla coesione e fiducia ecc.…”. Mi chiedo: “Prima, tutte queste cose non erano necessarie”?
Pino Mongiello