A Storo la storia del bimotore americano abbattuto è nota a tutti e finora è stata tramandata oralmente da chi l’ha vissuta il 10 dicembre 1944. Francesco Bologni e Massimo Parolari , due appassionati di storia locale (e soci - uno fondatore e l’altro sostenitore - del Museo Grande Guerra di Bersone), hanno voluto saperne di più e si sono dati da fare tra archivi e biblioteche, senza trascurare internet. Il loro obiettivo era ricostruire l’identità dei due aviatori americani morti nello schianto sul monte Nar di Storo, con la speranza di rintracciare magari qualche loro parente. Al di là delle aspettative, la celebrazione del 70° anniversario si è svolta in paese alla presenza del figlio di uno dei due piloti, Larry Stephens, che con la sua famiglia ha voluto rendere omaggio alla terra dove suo padre fece l’ultimo volo.
Grazie alle ricerche e alle numerose interviste dei testimoni oculari ancora viventi, i due ricercatori hanno ricostruito l’attacco al bombardiere americano B25-J da parte del caccia tedesco BF-109 Messerschmitt, concluso con lo schianto e la morte dei due piloti americani. La battaglia, iniziata alle 11:15 del 10 dicembre 1944, coinvolse 18 aerei americani e 15 tedeschi. Dal bimotore americano colpito, quattro militari dell’equipaggio riuscirono a salvarsi cin il paracadute, mentre i due piloti morirono nello schianto al suolo tra i fienili di Nar, a pochi chilometri da Storo.
Per non dimenticare, Bologni e Parolari hanno voluto trasmettere i risultati della ricerca alle nuove generazioni, incontrando i ragazzi delle classi terze di due scuole medie delle Giudicarie: 75 alunni a Storo e 40 a Ponte Arche, tutti attenti e pronti all'ascolto, con il blocco degli appunti e la penna in mano. Messo a fuoco il contesto storico, hanno narrato l’episodio, per poi mostrare loro alcuni reperti dell’aereo abbattuto, oltre a oggetti appartenuti al caccia tedesco che finì la sua corsa nella zona di Faserno, senza però che il pilota perdesse la vita. In un clima di ascolto e grande coinvolgimento, sono state inoltre proiettate le testimonianze registrate di chi assistette al fatto e ancora lo ricorda, perché non vada perduto un tassello importante della storia delle Giudicarie. I due relatori hanno favorito la comprensione spiegando il perché delle missioni aeree, le rotte e gli obiettivi, chiarendo i motivi per cui i cieli della valle del Chiese erano così affollati in quel periodo e soffermandosi infine sugli ultimi sviluppi del conflitto.
«La soddisfazione più grande per noi - concludono convinti Bologni e Parolari - sarebbe trasmettere agli alunni la nostra curiosità e la nostra passione. Ci piacerebbe molto che anche uno solo di loro in futuro volesse scavare tra le carte d’archivio per realizzare una ricerca personale. Sicuramente potrebbe contare sul nostro aiuto». L’invito è partito, ora tocca ai ragazzi scoprire quanto possa essere appassionante dedicarsi alla scoperta della storia.
Giovanna Gamba