Napoli. Breve viaggio di fine estate. Un’immersione nelle luci e nei sapori mediterranei per ingannare se stessi e immaginare che la bella stagione non stia volgendo al termine. Poi una telefonata improvvisa ci annuncia una sorpresa e mi ritrovo in un ufficio della BCC di Napoli, dove alcuni colleghi di mio marito dichiarano di volerci offrire un caffè. La proverbiale ospitalità dei partenopei ci è già nota e non ci stupiamo. Quando però si apre la porta e compare uno degli scrittori che amo di più, meraviglia e gioia mi invadono in pari misura.
Ma non è finita. De Giovanni si siede e comincia a chiacchierare con affabilità e come se non avesse altro da fare, come si fa tra amici, regalandoci momenti indimenticabili. Ci sentiamo in compagnia dei suoi riuscitissimi personaggi, evocando le atmosfere della Napoli di ieri e di oggi, così come la si sente palpitare nei suoi scritti. «Questa è l'unica metropoli del sud – precisa – diversa perciò da tutte le altre città mediterranee. La sua cifra caratteristica è la stratificazione, che si mostra evidente anche in un semplice condominio: può succedere infatti di vedere i piani bassi affacciati sulla strada in pieno degrado, mentre man mano si sale trovano posto classi socialmente più elevate. Se poi i piani più alti godono della vista sul mare, allora è probabile che vengano ristrutturati con interventi faraonici, diventando accessibili solo a una ristretta élite». Nella città delle contraddizioni anche una palazzina può dunque divenire l'allegoria di mondi diversi che si sfiorano senza incontrarsi mai, di culture inconciliabili e incompatibili. «Non si tratta assolutamente di istruzione contrapposta a ignoranza – conclude lo scrittore – ma proprio di culture profondamente diverse che non possono mescolarsi, come acqua e olio in un unico recipiente».
Con uno sfondo così ricco di sfumature sarebbe facile cedere alla tentazione di creare dei caratteri da inserire magistralmente al posto giusto, magari indulgendo alle aspettative del lettore che con personaggi ben definiti e sempre uguali a se stessi si vedrebbe semplificata la realtà e la comprenderebbe al meglio. De Giovanni, invece, preferisce complicare il gioco e dunque crea con raffinatezza personaggi a tutto tondo, veri e forti, imperfetti al punto che il confine tra il chiaro e lo scuro spesso è indefinito. Sono così tanti, e tutti con un fardello o comunque una storia complessa alle spalle, così tanti che è stato impossibile citarli tutti durante la chiacchierata. Si desidera conoscerli sempre meglio e ci si ritrova a chiedersi le loro sorti, cosicché la soluzione del giallo è solo uno dei possibili traguardi da raggiungere mentre si vive quasi al loro fianco tra le pagine del libro. Lo stesso scrittore, del resto, pare suggerire questa sorta di lettura “divergente”, giocando con i piani narrativi e moltiplicando i punti di vista.
«Tra i bastardi e Ricciardi – azzarda l'autore – c'è una differenza “botanica”: i primi sono come una siepe con arbusti da mantenere tutti alla stessa altezza, mentre il secondo è un albero che cresce nel tempo moltiplicando man mano i propri rami». Ecco perché gli agenti di Pizzofalcone hanno già un destino più o meno definito, mentre il commissario della Napoli fascista si delinea nel tempo e neppure il suo creatore sa con certezza il suo domani. Forse nel lungo periodo gli si può credere, ma di certo le prossime mosse del commissario sono già state accarezzate e stanno prendendo forma nella mente dell’autore, visto che a breve riprenderà a scrivere.
Racconta di libri creati in un mese di produzione “matta e disperatissima”, avulso dal resto del mondo, sfidando spazio, tempo e le più elementari regole di sopravvivenza, con il testo che fluisce dalla prima parola all'ultima senza revisioni finali. Poi viene la promozione in giro per l’Italia e a questo punto gli strappiamo la promessa di raggiungerci dalle nostre parti all'uscita del suo prossimo libro. Nel frattempo, Maurizio De Giovanni saluta con la sua prorompente carica di simpatia i lettori di 51news, tra i quali sono sicuramente numerosissimi gli amanti dei suoi personaggi partenopei, in realtà anime di vetro, secondo la sua definizione, personalità multiformi che soffrono e vivono intensamente vite complicate tra problemi quotidiani e scelte a volte proprio difficili. Più che napoletana, umanità universale, insomma.
Giovanna Gamba