I volti di coloro che sono stati uccisi nei lager ci guardano e sembrano interpellarci con occhi che non possono essere ignorati. Le fotografie, di bambini, famiglie, donne e uomini sono quasi tutte dei tempi felici. Questo solo è rimasto e, non sempre, i nomi.
Attraverso i volti abbiamo cercato di rappresentare la complessità dell’universo concentrazionario, inserendo anche alcuni volti dei persecutori, che non appaiono con le stigmate dei malvagi.
Primo Levi, nell’ultima pagina dei Sommersi e i salvati, si chiede: Di che stoffa erano fatti i nostri aguzzini? Il termine allude ai nostri ex custodi, alle S.S. e, a mio parere, è improprio. Fa pensare ad individui distorti, nati male, sadici, affetti da un vizio d’origine. Invece erano fatti della nostra stessa stoffa. Erano esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi. Salvo eccezioni, non erano mostri. Avevano il nostro viso.