Introdotto da Maria Grazia Boschetti, Presidente della Fondazione, Vitali ha messo in campo con estrema serenità e pacatezza tutto il suo repertorio di persona semplice e di scrittore raffinato, che nelle ore della giornata e negli sguardi di ognuno sa cogliere aspetti significativi e profondi. Buon repertorio di battute che hanno strappato il sorriso e invogliato al dialogo con lui. Il libro che ama di più? L’ultimo, naturalmente, perché lo deve vendere. Ma quello che porterebbe con sé sulla classica isola? “Pianoforte vendesi”, senza indugi. E i nomi dei suoi personaggi da dove escono? Dal calendario di Frate Indovino dove i Santi sono conosciuti, ma i Beati meno, quelli non hanno diritto a entrare nella gerarchia. Per i suoi libri sceglie lui argomento, personaggi e trama, con l’editore concorda semmai tempi e aspetti tecnici. Tra i suoi scrittori preferiti Andrea Camilleri e Antonio Manzini, che però lo “innervosisce” perché non conclude mai la storia. Certe espressioni le prende dal linguaggio quotidiano, come quelle fiorite degli ambulanti, e certi aneddoti li ricorda dalla sua professione medica, come la nonnina “che mangia due chili di mentine al giorno o il paziente che arriva presto in ambulatorio e dopo mezz’ora rende irrespirabile l’aria a causa della quantità di aglio che consuma”. Non segue scalette iniziali ma un filo condotto dalla sua immaginazione di ogni giorno, altrimenti la fantasia viene strozzata e alcuni personaggi non comparirebbero mai. Alla base di tutto, però, non c’è l’invenzione ma le storie vere, quelle dei nonni e dei genitori, quelle che ha ascoltato da bambino e che non sono mai uscite dalla sua mente. Infine un consiglio: leggere. Tanto. Perché quello che scrivi può anche non piacere ma tu devi essere dignitoso in quello che fai. La lezione di un uomo. Applausi.
Giordano Silvestri