L’impatto tacco selciato provoca scintille: una signora riccamente, ma non elegantemente, vestita scende da un’ingombrate automobile, indolentemente parcheggiata sul marciapiede in sfregio alla superba facciata di Palazzo Martinengo Colleoni, la cui armonia contrasta con l’arrogante maleducazione della “sciura”.
Un attempato signore “modernamente griffato”, ridicolo nel suo voler apparire giovane (“söche e melù a la sò stagiù”), ferma la sua innegabilmente costosa macchina sul marciapiede davanti alla statua di Moretto, che fortunosamente “guarda un lontano orizzonte”.
Né la “sciura” né il “finto giovane” vedono la bellezza che li circonda: la loro ostentata scortesia è una cateratta che offusca i sensi, la loro maleducazione li esclude dal bello.
Ma niente paura, un Cidneon all’anno libera il bello di torno trasformando, a caro prezzo, un superbo castello in un triste luna park da periferia metropolitana. Stiamo allegri, il contemporaneo sarà eterno: Il Nero Paladino dominerà per i posteri la rarefatta architettura monumentale di Piazza Vittoria. Il Bigio, chi era costui? Si chiederanno i futuri don Abbondio visitando il Musil, senza comprendere come s’incastri un inoperoso, e per di più nudo, palestrato nel tempio del lavoro e della produttività.
Saluti da Brescia.
Giuseppe Merlo