Come non mai la parola cultura è, in questi mesi, usata e abusata; cresce come tenace muffa in una stanza mai arieggiata, cola copiosa in ogni discorso simile al moccio dal naso durante un intenso e fastidioso raffreddore, eppure come non mai ne sento la mancanza.

Mostre, mostriciattole, inaugurazioni, carabattole varie riempiono i carnet mondani di signore di “buona famiglia” o di attempati professionisti. Folle festanti hanno invaso le vie cittadine nella kermesse popolare delle “Luci d’autore”; ma grattando, anche delicatamente, la dorata superficie cosa rimane? Un effimero imbarazzante tour nella banalità del bello che ben poco ha a che fare con la cultura: senza civiltà ed educazione non vi è cultura ed è ciò che vivo nella quotidianità di questa città, di per sé bellissima e degna di figurare tra le più affascinanti d’Italia, avendo, tra l'altro, la fortuna di abitare nel suo centro.

Per una banale storta ebbi, per diverse settimane, difficoltà nel camminare ed è allora che toccai con mano (o meglio con piede) la non cultura del vivere quotidiano: ogni uscita di casa fu un faticoso slalom per evitare orride e mal posizionate fioriere, dove albergano miseri e mal potati arbusti, immonde discariche che contornano i cassonetti per la raccolta rifiuti. Per non dire delle automobili che, a discapito di ogni regola e in virtù del motto "esisto solo io", sono regolarmente posteggiate sui marciapiedi e, cosa assai più riprovevole, per quanto più mi tocca, assediano le rinnovate facciate del maestoso palazzo Martinengo Colleoni il cui stemma, per ironia della sorte, eterna nel marmo la qualifica dei maleducati automobilisti.

Saremo capitale della cultura solo quando civiltà e decoro saranno il nostro pane quotidiano, per ora accontentiamoci dell’effimero teatrino e, per parafrasare il titolo di una delle mostre in corso, dimentichiamoci della nobiltà e consoliamoci con la miseria. Buona cultura a tutti!

Giuseppe Merlo