Puntuale, come ogni sabato, torna Ariel che oggi ci parla di maternità.

Si avvicinano le Festività Natalizie e l’anno corre al suo termine. Tempo di riflessione, tempo di manifesta bontà, tempo di bilanci.

Qualunque sia l’appartenenza religiosa, qualunque sia il Dio in cui ognuno di noi creda e si riconosca o qualsiasi sia il riferimento di una entità superiore, una figura emerge in tutta la sua forza e dolcezza, la madre.

La trasposizione pittorica della madre è stata, nei tempi della storia, l’evocazione di ogni origine e la concentrazione di ogni sentimento. Allo stesso modo, mitologia e letteratura, musica e poesia hanno sempre richiamato i contorni della centralità di ogni essere, attraverso il dettaglio di un viso, di mani cinte o protese all’abbraccio, di una lacrima, di un sorriso, di un ventre.

La potenza e l’infinita grandezza di una madre sono elementi così distintivi dell’intero genere umano che nulla toglie, muta, trasforma; eppure tutto ruota intorno alla sua aurea.

In un tempo senza tempo, in un universo tanto connesso quanto – a tratti – triste e solo, andare con il pensiero alla magica forza concentrica che una madre emana in ogni giorno dell’anno, senza alcuna flessione, ripensamento, stanchezza, debolezza ci trasmette l’esatta dimensione di una luce interiore che continua a brillare.

Tra stelle, luci, musica e festa; tra allegrezza e dolori; tra attese e lontananze, la libertà di amare di una madre sarà l’ennesima testimonianza di un domani certo e solido. Le parole, quelle no, correranno più lentamente dell’amore di una madre.

 Ariel