Ospitiamo volentieri un’altra interessante scoperta archivistica di Giuseppe Merlo, dottore di ricerca in storia dell’arte e dipendente dell’Archivio di Stato di Brescia. Spigolando tra le carte d’archivio, questa volta lo studioso ha rinvenuto un documento che attesta la paternità delle due sculture poste sulla facciata dell’ex chiesa della Trinità, a Brescia.

Via dei Mille non è certo un luogo adatto alla contemplazione e, nel trambusto del traffico, difficile è notare l’ex chiesa della Trinità: un tempo luogo di preghiera del soppresso orfanatrofio maschile, oggi abbandonato spazio urbano. La facciata rinnovata dall’architetto Gaetano Clerici, nella prima metà del XIX secolo, con accademico decoro “senza errori” non è un’architettura che colpisce; benché la freddezza dell’impianto sia addolcita dalle due statue raffiguranti i santi Filippo Neri e Giacomo poste nelle nicchie del secondo ordine. Statue di cui si ignorava l’autore; i documenti sino a ora noti le attribuivano genericamente a un anonimo scultore milanese.

Ora un’inedita lettera, datata 22 novembre 1848, conservata tra le carte dell’ingegnere Romualdo Archetti, all’epoca della ristrutturazione responsabile del cantiere, svela il nome del loro autore: lo scultore originario di Viggiù Luigi Cocchi. E così si spiega l’uso, atipico per Brescia, della pietra proveniente da tale località per la loro esecuzione.

Luigi Cocchi è uno scultore poco noto, anche se ebbe importanti commissioni nella Milano di metà Ottocento. Le due sculture si pongono nella sua attività quale momento di passaggio tra la sua formazione neoclassica, di cui mantengono la solenne ieraticità, e le nuove istanze romantiche da individuarsi nel ricercato gioco luministico-pittorico del panneggio e nella più “caritatevole” espressione dei volti. Per il suo lavoro Cocchi fu saldato con un compenso di lire 1350, comprensive del “modello in gesso situato sulla scritta del refettorio”: Il trasporto da Milano a Brescia implicò l’esborso di lire 162.

Giuseppe Merlo

Il precedente intervento riguardava il cimitero di Travagliato: Travagliato: quando le carte riscrivono la storia