Dopo il debutto con "L’Agguato – Del perché rapimmo Aldo Moro" dello scorso 14 maggio all’Auditorium Mario Rigoni Stern di Vestone, incontriamo Pino Casamassima da neo direttore artistico del teatro vestonese.

 Cominciamo da quanto già fatto. Com’è andata la prima rappresentazione de L’Agguato?

«Quando si sono accese le luci, come primo parere volevo sentire quello di Gianni Zambelli, il sindaco di Vestone che col suo assessore alla cultura Enzo Pirlo ha creduto fortemente in questo nuovo corso dell’Auditorium segnato da una prima rappresentazione allestita attorno a un testo tratto dai miei diversi libri sulla lotta armata e il caso Moro. Il suo largo sorriso mi ha anticipato la sua soddisfazione. Un buon risultato che devo anche ai miei compagni di viaggio sul palco: Paola Bettini, Maurizio Bettinzoli, Antonella Pialorsi, il sassofonista Antonio La Bruna e Carlo Cappa che ha sovrinteso le luci e l’audio. Ringrazio anche la partecipazione amichevole di Albano Morandi».

Sono previste repliche?

«Certamente. La prossima entro giugno, anche se non so indicare ancora la data».

Sono sicura che stai scrivendo già un altro testo…

«Infatti è così. La prossima riguarderà la storia di alcuni eroi omerici. L’Iliade è stato il mio fumetto da ragazzo. Poi sarà la volta di altri eroi, quelli del volante, della F.1 degli anni pionieristici, ’50, ’60, quando i piloti morivano per inseguire sogni d’acciaio. Avevo narrato le loro storie in un libro. Per questa mia prima stagione da direttore artistico ho previsto una terza rappresentazione che si chiamerà Bandite, tratta anch’essa da un mio omonimo libro: donne che, da brigantesse o partigiane, hanno imbracciato il fucile».

Quali sono le altre iniziative che hai pensato per l’Auditorium?

«Pensate per l’Auditorium ma che potranno anche uscire da esso per essere proposte in altri spazi, anche aperti, come ad esempio l’esposizione delle migliori fotografie e dei migliori disegni nel prossimo giugno nelle rassegne chiamate rispettivamente Fotografando e Disegnando. La loro raccolta terminerà il 31 dicembre».

Torniamo al teatro.

«Teatrando. Così si chiama la sezione dedicata al teatro. Dal prossimo settembre alla fine di dicembre raccoglieremo proposte di autori e compagnie teatrali che una apposita commissione esaminatrice composta da professionisti valuterà. Le migliori tre saranno rappresentate a marzo, aprile e maggio del 2017. È una buona opportunità per chi non ha gli spazi fisici per portare in scena quanto ha scritto o allestito».

Hai previsto anche qualcosa a livello di audiovisivi visto l’impianto di cui è dotato l’Auditorium?

«Una sezione apposita chiamata Filmando, che, rispondendo agli stessi criteri del teatro valuterà gli audiovisivi inviati entro il 31 dicembre prossimo, di cui i migliori tre saranno proiettati fra agosto e ottobre del 2017. Poi ci sono i libri…»

Un premio letterario?

«Sì. La prima edizione sarà nel luglio del 2017 e verranno premiati i migliori tre libri pubblicati entro il 2016 e arrivati alla segreteria del premio entro il 31 dicembre prossimo. I risultati saranno resi noti entro il 31 maggio. Per il primo classificato è previsto un premio di mille euro, per il 2° e 3° un’opera artistica creata appositamente. Colgo l’occasione per lanciare un appello a potenziali sponsor…».

Come si chiamerà questo premio?

«Saggiamente: da cui si capisce che riguarda solo ed esclusivamente quella che un tempo si chiamava saggistica e che oggi è definita no-fiction dalle case editrici per distinguerla dalla fiction (ex narrativa)».

Come mai questa scelta controcorrente?

«Ecco, controcorrente. Siamo invasi da premi letterari di narrativa e (pochi per fortuna) di poesia… Dico per fortuna per quanto riguarda la poesia perché è la sezione dell’editoria che più di qualsiasi altra si presta allo sciacallaggio di improbabili editori che chiedono soldi per pubblicare poesie spesso brutte. Per quanto riguarda i romanzi, non mancano i premi letterari al riguardo. Un effluvio di testi spesso anch’essi brutti oltre che con nessuna novità nella forma, che è quello che ormai conta maggiormente: non cosa si dice, ma come lo si dice. Il discrimine di questo premio è dunque la no-fiction, compresa la manualistica se ha elementi di vera novità. Si possono presentare libri che si sono occupati di storia, psicologia, pedagogia, eccetera».