Un'ennesima discarica sul nostro territorio? No, grazie - ripetono con forza gli abitanti dei dintorni riuniti nel Co.Di.S.A., comitato che da quattro anni si batte contro il progetto. Diamo loro volentieri la parola, pubblicando un aggiornamento dei risultati delle loro ricerche con un'inquietante "mappa delle criticità" elaborata dagli attivisti stessi.
Autostrada, tangenziale sud, strade provinciali ad alto tenore di traffico definiscono l’estremo lembo sud est del Comune di Brescia, il quartiere di Buffalora, al confine con Rezzato e Castenedolo. Qui, a soli 800 metri dalla Scuola dell’Infanzia Bonomelli, si vorrebbe aprire l’ennesima discarica, La Castella. Il nome, suggestivo peraltro, era un tempo riferito ad un’ampia e storica cascina del ‘700, abbattuta per far posto all’attività estrattiva di una cava, una delle tante che punteggiano questa zona che vista dalla Maddalena nei giorni di sereno appare come una amena regione dei laghi. Invece è una zona fortemente inquinata, compromessa da decenni di attività estrattive e di smaltimento poco controllate, che hanno creato e lasciato preoccupanti criticità. La mappa elaborata dal Comitato Difesa Salute e Ambiente (Co.Di.S.A.) parla chiaro: nel raggio di 1,5 km dalla piazza della parrocchiale, possiamo contare ben 22 emergenze ambientali, tra siti e attività inquinanti, di cui alcune altamente pericolose. Se ampliamo il raggio a 3 chilometri le criticità diventano 32, tra cui Alfa Acciai; a 6 chilometri soltanto abbiamo il termovalorizzatore di A2A e Italcementi. E’ in questo contesto che si va ad inserire il progetto per una discarica di 1.850.000 metri cubi di rifiuti speciali (di cui il 60-70% putrescibili), con un’estensione di 416.000 mq, addirittura più grande del limitrofo quartiere di Buffalora (317.000 mq).
Dal 2011, anno della richiesta di autorizzazione da parte di Castella srl (società partecipata di Gardauno), hanno espresso pareri negativi i comuni interessati, Brescia in primis, che avrebbe la discarica confinante con il futuro Parco delle Cave; ad essi si uniscono Arpa e ASL. Quest’ultima a settembre 2015 ha espresso il terzo parere negativo, sostenendo che il territorio bresciano è già saturo, che sono troppe le ex cave trasformate in discariche e che si deve pensare all’effetto cumulativo, di decine di milioni di tonnellate di scorie già smaltite (non sempre legalmente) in passato, della vicinanza alle abitazioni in un territorio ad alta densità, del possibile inquinamento delle falde freatiche.
Quest’ultima considerazione non è di secondaria importanza, se consideriamo che nel 2009 la falda risultava a 116,3 metri sul livello del mare, ma già nel 2014 era salita a 121. La presenza di acqua sul fondo è addirittura visibile in certi momenti dell’anno, come testimonia la fotografia: bisognerebbe ripristinare una corretta distanza tra il fondo della discarica e la falda con almeno un milione di metri cubi di ghiaia.
Ovviamente tutto ciò è noto anche in Regione Lombardia: un anno fa aveva dato un anticipo di diniego alla società Castella srl, motivato dall’incompatibilità ambientale con il territorio e la salvaguardia della salute dei cittadini. Era l’11 Novembre 2014. Da allora la popolazione locale e il Co.Di.S.A. aspettano un no definitivo, ma la Regione tentenna. Nel mezzo infatti ci sono state ben due conferenze di servizi, a luglio e settembre, per dar la possibilità alla società Castella Srl di presentare delle osservazioni sul progetto e aprire nuove possibilità di discussione. L’indagine epidemiologica (che stranamente escludeva i dati dell’ASL di Brescia) e lo studio sull’impatto odorigeno commissionati da Castella Srl, non hanno comunque mutato il parere dei comitati ambientalisti, degli enti locali e tantomeno dell’ASL, che proprio a settembre si è espressa in modo chiaro e definitivo.
Dopo tutto ciò, la Regione, anziché mettere la parola fine a questo progetto, tace.
Il Co.Di.S.A. invece tiene alta l’attenzione, informa la popolazione con assemblee pubbliche e nei week end del mese di novembre ha distribuito ai passanti le “mele della salute” per dire NO alla discarica Castella. E continua a chiedere alla Regione quanto tempo si dovrà aspettare per chiudere definitivamente con un rigetto definitivo un iter contrastato che dura ormai da quattro anni.
Paola Sala (Co.Di.S.A.)
Nelle fotografie, i volontari del Co.Di.S.A. informano la popolazione di San Polo, San Polino, Buffalora e San Bartolomeo sui rischi ambientali dei loro quartieri e distribuiscono le "mele della salute" per dire NO alla discarica Castella.