Giuseppe Merlo dell’Archivio di Stato di Brescia, storico dell’arte e nostro collaboratore, ci fa partecipi delle sue riflessioni nate durante una passeggiata in centro a Brescia.
A Natale siamo tutti più generosi e propensi agli acquisti. Presumo, quindi, sia questo lo spirito che ha guidato il Comune di Brescia nel progetto di dotare di nuovo arredo urbano corso Zanardelli: panche, panchine, “pancone”, fioriere, fioriere e ancora fioriere e a conclusione palle di pietra. Una ricchezza caotica che ricorda il salace commento che Apelle, il più famoso tra i pittori antichi, fece a un brutto dipinto di un suo allievo raffigurante Elena: “L’hai fatta ricca non riuscendo a farla bella”. Non sempre concordo con le esternazioni di Vittorio Sgarbi; ma nel caso degli arredi urbani non si può che essere favorevoli ai suoi severi giudizi. Nella maggioranza dei casi si trasformano in infestanti ingombri che mortificano sia i monumenti sia le vie dei centri storici, che di ulteriori mortificazioni non necessitano poiché ampiamente mortificati dalla diffusa sosta selvaggia.
Abbandonata l’opulenza di Zanardelli cosa, al contrario, trova il cittadino nelle altre contigue vie? Essendo in vena di dotte citazioni, mi appoggerò, parafrasandolo, a Foscolo dei Sepolcri: “Il derelitto cittadino ramingando va tra macchine posteggiate in ogni dove, arredi sfondati e divelti, fioriere sfiorite e esteticamente aberranti”. E se, in una bella notte d’estate, Leopardi volesse attendere l’aurora nella stupenda piazza del Foro, di certo modificherebbe la sua ode in morte di Saffo: “Placida notte e verecondo raggio della cadente luna e tu che spunti fra le capote d’auto e inutili arredi”.
Giuseppe Merlo