Nel 2018 gli occupati a Brescia, pari a 555 mila, sono aumentati dell’1,2% rispetto all’anno precedente. I dati confermano che l’occupazione complessiva ha superato i livelli pre-crisi (530 mila occupati nel 2008), grazie alla positiva congiuntura economica di questi ultimi anni. A rilevarlo sono i dati INPS rielaborati dall’Ufficio Studi e Ricerche di AIB.
“I buoni risultati sul fronte occupazionale a Brescia non sono un caso, ma rappresentano il risultato di un processo che dura da diversi anni – commenta Giuseppe Pasini, Presidente di AIB –. Dopo la crisi, la nostra provincia è stata in grado di riorganizzarsi, modernizzando i processi e valorizzando le figure professionali. Siamo uno dei territori in Europa a più alto tasso di industrializzazione, e il nostro mercato del lavoro esprime indici in linea con i Paesi più avanzati a livello continentale.”
L’evoluzione dello stock di occupati è il frutto di un aumento della componente maschile (+3,0%), che ha compensato il calo di quella femminile (-1,4%). Nello stesso tempo, crescono i dipendenti (+2,8%), a fronte di un calo degli indipendenti (-4,7%).
Conseguentemente, il tasso di occupazione (15-64 anni) è cresciuto al 67,0%, rispetto al 66,1% del 2017; risulta in linea con la media lombarda (67,7%) e al di sopra di quella nazionale (58,5%).
Viceversa, i disoccupati sono scesi a 30 mila, (-6 mila nei confronti del 2017). Il calo delle persone in cerca di occupazione ha interessato sia i maschi (- mille), che le femmine (-5 mila). Il tasso di disoccupazione diminuisce in confronto all’anno precedente e si attesta al 5,2%, un livello tuttavia ancora superiore al pre-crisi (3,2% nel biennio 2007-2008). Il dato bresciano si colloca al di sotto della media lombarda (6,0%) e di quella nazionale (10,6%).
Nonostante questo, aumenta il numero degli inattivi (da 486 mila a 488 mila), cioè di coloro che non lavorano né cercano lavoro, anche perché sfiduciati e/o scoraggiati. In particolare, questa categoria risulta alimentata dalla componente femminile, dato che nel 2018 ha assorbito sia una quota di donne precedentemente occupate, sia una quota di quelle in precedenza in cerca di occupazione.
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) si attesta al 16,3%, in forte diminuzione rispetto al picco del 2015 (35,9%) e ben al di sotto di quanto riscontrato in Lombardia (20,8%) e in Italia (32,2%).
D’altra parte, dai dati di fonte amministrativa (Comunicazioni Obbligatorie della Regione Lombardia) risulta che le assunzioni alle dipendenze hanno registrato una crescita complessiva del 5,7% (da 149.128 del 2017 a 157.568). Tra i contratti, si segnala un forte aumento per l’apprendistato (+17,2%) e dinamiche relativamente meno intense per il tempo determinato (+4,7%) e per quello indeterminato (+6,0%). Il saldo totale fra avviamenti e cessazioni è positivo (+4.906): per l’apprendistato è pari a +3.791, per il tempo determinato è +7.450, mentre per il tempo indeterminato è negativo (-6.335).
Per la sola industria in senso stretto, il saldo è complessivamente positivo (+2.460 unità), nonostante il contributo negativo da parte del contratto a tempo indeterminato (-2.908).
Va infine segnalato il forte ridimensionamento della Cassa Integrazione Guadagni. Le ore complessivamente autorizzate nel 2018 sono diminuite del 50% rispetto al 2017, passando da 9,4 a 4,7 milioni. In particolare, la componente ordinaria è scesa del 39,6% (da 2,9 a 1,7 milioni), quella straordinaria del 47,1% (da 5,7 a 3,0 milioni). La componente in deroga nel 2018 si è completamente azzerata rispetto alle 900 mila ore del 2017. In definitiva, le ore di CIG risultano inferiori a quelle richieste negli anni antecedenti la crisi (6,0 milioni nel 2007 e 7,0 milioni nel 2008).