È stata presentata nella Sala Beretta dell’Associazione Industriale Bresciana l’“Indagine sul manifatturiero bresciano: 4.0, green, filiere e capitale umano”, realizzata dall’Ufficio Studi e Ricerche di AIB e dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. All’evento sono intervenuti Giuseppe Pasini (Presidente AIB) e Stefano Barrese (Responsabile Banca dei Territori Intesa Sanpaolo).
L’analisi ha visto la partecipazione di 215 imprese manifatturiere bresciane che occupano 15 mila addetti e hanno un fatturato pari a 5,5 miliardi. Le imprese medio-grandi sono il 37% del totale e, in termini di addetti, rappresentano oltre l’80% del campione. A livello settoriale prevalgono i comparti metalmeccanici, che incidono per i due terzi del campione, in coerenza con la specializzazione produttiva dell’industria locale.
“Con circa 22 miliardi di euro erogati dal Gruppo alle imprese nei primi nove mesi di quest’anno siamo il primo operatore a supporto dell’economia e del rilancio industriale del Paese – ha dichiarato Stefano Barrese, responsabile Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo –. Siamo a fianco delle PMI bresciane nostre clienti per affrontare insieme i passaggi cruciali per la loro crescita dimensionale, per il passaggio generazionale, per l’apertura al mercato dei capitali ove ci siano le condizioni e a nuovi mercati all’estero, in un’ottica di crescita sostenibile. Come emerge dai dati presentati oggi, restano fondamentali lo sviluppo per l’internazionalizzazione, le filiere produttive e il sostegno all’innovazione. Su questi fronti, Intesa Sanpaolo ha avviato da tempo iniziative dedicate a supporto delle imprese. Lo testimoniano i quasi 700 contratti di filiera sottoscritti, le oltre 1.500 imprese incontrate per lo sviluppo di progetti di internazionalizzazione, una quota di mercato di oltre il 24% sulle start up innovative”.
“L’indagine condotta da AIB insieme a Intesa Sanpaolo dimostra, una volta di più, come l’eccellenza della provincia di Brescia sia legata non solo al suo livello di industrializzazione, ma anche a quello di digitalizzazione – aggiunge Giuseppe Pasini, Presidente AIB –. Si tratta di risultati resi possibili anche dall’alta percentuale di aziende che, al proprio interno, sono dotate di un centro Ricerca e Sviluppo. Voglio inoltre sottolineare l’intensità dei rapporti con il territorio: i dati sulla filiera testimoniano la capacità di Brescia di fare squadra a livello produttivo, ma allo stesso tempo quella di essere aperta nel commercio, come testimoniano i numeri sull’internazionalizzazione”.
I principali risultati dell’analisi consentono di approfondire più aspetti legati al profilo strategico delle imprese manifatturiere bresciane e alle principali sfide che le attendono nei prossimi anni.
INTERNAZIONALIZZAZIONE
Il 43% delle aziende attua strategie di internazionalizzazione più o meno evolute, tramite accordi commerciali (33%), investimenti (4%), accordi e investimenti (6%). La presenza sui mercati esteri risulta correlata con una maggiore propensione a innovare.
POSIZIONAMENTO STRATEGICO
I principali vantaggi competitivi dichiarati delle imprese sono: qualità (per l’87% degli intervistati), servizio cliente (69%) e flessibilità (63%). Particolare rilevanza è destinata all’innovazione di prodotto (39%), mentre innovazione di processo (16%) e organizzativa (6%) sono in coda.
È ancora basso tuttavia il grado di managerialità aziendale: solo il 14% delle imprese è gestito da un manager e meno della metà del campione dispone di un piano strategico triennale (48%), con valori minimi del 18% tra le realtà più piccole.
TECNOLOGIE 4.0
Il 47% dei rispondenti ha introdotto tecnologie 4.0 (il 10% prima del 2016, il 37% successivamente, grazie anche alla spinta degli incentivi fiscali). Tra le grandi aziende, l’attuale diffusione del 4.0 raggiunge ben l’87% delle intervistate; entro tre anni si raggiungerà il 100%. Le micro appaiono in netto ritardo (16%).
Le principali tecnologie adottate sono: macchinari e robot collaborativi interconnessi (69%), integrazione elettronica dei dati e delle informazioni lungo le diverse fasi produttive dell’azienda (50%), Big data & analytics (44%), Internet of Things (35%).
In tale contesto, le difficoltà incontrate nell’adozione del 4.0 riguardano soprattutto aspetti legati al capitale umano: reperimento di figure professionali adeguate e carenza di competenze interne, entrambe segnalate dal 37% delle imprese.
ATTIVITA’ DI RICERCA & SVILUPPO
Il 65% delle imprese del campione è dotato di un centro di Ricerca & Sviluppo al proprio interno. Il personale destinato a tali attività, comprese quelle IT, è pari al 6,1% degli organici. I partner più utilizzati per la R&S sono i fornitori di impianti e macchinari (54%) e i consulenti (44%), mentre l’Università si posiziona nelle retrovie (18%).
CAPITALE UMANO
Le figure professionali più ambite dalle imprese bresciane sono operai specializzati e tecnici, ricercati dall’86% delle aziende in cerca di personale. Tali profili, allo stesso tempo, emergono però come più difficili da reperire, secondo il 79%.
I canali di assunzione più utilizzati dalle imprese sono: agenzie per il lavoro e società di selezione del personale (75%) e procedure informali (54%), seguiti a distanza da istituti tecnici e/o professionali (28%), ITS (24%), Università (18%). Le procedure informali si confermano come il canale prevalente per le micro imprese (68%).
Con riferimento alle attività di formazione, grande attenzione è dedicata alle iniziative volte al potenziamento delle competenze tecniche specifiche (84%) e alla sicurezza sul lavoro (81%), mentre scarso interesse viene posto al tema della cybersecurity (9%), anche da parte delle imprese 4.0 (10%).
RAPPORTI CON IL TERRITORIO
Il territorio offre vantaggi competitivi alle imprese che vi operano, soprattutto in termini di rapporti commerciali. Le relazioni riguardano, in particolare, gli aspetti di fornitura, mentre è ancora poco diffusa la sinergia in ambito di innovazione e di condivisione delle informazioni di natura commerciale, industriale e tecnica, dove si riscontrano ampi margini di miglioramento.
Gli intensi rapporti locali trovano conferma nelle ridotte distanze di approvvigionamento: nel settore della meccanica, Brescia emerge come la provincia con la minore distanza media di fornitura (48 km), contro i 95 km riscontrati in media in Italia.
Il ruolo della filiera locale non è destinato a ridursi: al contrario, una buona quota di imprese (il 26% delle grandi aziende e il 20% di quelle con partecipate all’estero) dichiara che aumenterà nei prossimi cinque anni il ricorso a fornitori bresciani.
GREEN ECONOMY
L’indagine per la prima volta ha elaborato un indicatore di posizionamento green delle imprese manifatturiere bresciane. Questo strumento, che varia tra 0 e 100, nella provincia assume un valore medio pari a 36 e, se a livello settoriale non emergono grandi differenze, per classi dimensionali si apprezzano gli sforzi green realizzati dalle grandi imprese, che evidenziano un valore dell’indice pari a 53. Ritardi più marcati sono evidenti per le micro imprese (29). Siamo tuttavia di fronte a un fenomeno in rapida evoluzione: già nei prossimi dodici mesi, considerando i piani di investimento dichiarati, l’indice generale è atteso salire a 44. I progressi più significativi sono previsti soprattutto per le aziende di piccole (da 35 a 44) e medie dimensioni (da 37 a 48).
LE SFIDE COMPETITIVE
In un contesto internazionale previsto in rallentamento e caratterizzato da un’incertezza geo-politica dei mercati oramai strutturalmente elevata, le sfide che l’industria bresciana dovrà affrontare riguardano primariamente la fidelizzazione della clientela (ritenuta dall’87% delle imprese una priorità), tema particolarmente importante per le aziende attive sui mercati esteri. Tale obiettivo potrà essere raggiunto con un percorso che prevede molteplici opzioni strategiche, che passano proprio attraverso l’internazionalizzazione (rilevante per il 71% delle aziende), ma anche dalla sostenibilità ambientale (68%), dall’adozione di nuove tecnologie (67%), dalla diversificazione delle produzioni (64%): una serie di elementi da supportare mediante mirati investimenti in capitale umano. Fondamentale sarà quindi l’impegno delle imprese nell’attività di formazione (prioritaria per il 76% delle imprese) e il coinvolgimento attivo di tutti gli attori che ruotano intorno al mondo dell’education.