La diffusione in tutto il mondo di Covid-19 si inserisce in una situazione economica globale in rallentamento, e ha velocemente annullato le previsioni per il 2020 realizzate solo pochi mesi fa dai più autorevoli istituti di ricerca economica internazionali e nazionali. L’anno in corso si caratterizzerà quindi per una recessione globale, rispetto alla lieve accelerazione inizialmente prevista. L’entità di tale recessione, ancora ignota, dipenderà da numerosi fattori, come la durata e la dimensione spaziale dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate.
A evidenziarlo sono i dati raccolti nel 31° appuntamento di Scenari & Tendenze, l’Osservatorio Congiunturale quadrimestrale promosso da Associazione Industriale Bresciana e Camera di Commercio di Brescia – con il patrocinio di Anima, Assofond, Assofermet, Assomet, Associazione Industriali Cremona, Confindustria Mantova, Federacciai e Federchimica –, e curato da Davide Fedreghini (Ufficio Studi e Ricerche AIB) e Achille Fornasini (Università degli Studi di Brescia), con i contributi di Stefano Allegri (AB Service) e Alberto Claudio Tremolada (Responsabile settore Fonderie e Metalli ADACI).
Secondo i numeri disponibili (al 20 marzo scorso), si prefigura quindi una recessione anomala rispetto a quelle sperimentate nel passato, a causa del simultaneo stop di domanda e offerta e del pesante coinvolgimento del comparto dei servizi, tradizionalmente poco reattivo rispetto all’evoluzione del ciclo economico.
L’Italia è attualmente il Paese più colpito dalla pandemia globale e le ricadute economiche di tale emergenza si inseriscono su un già debole contesto generale. Il 2019 infatti ha visto un significativo rallentamento nazionale: a pesare è la flessione della manifattura (in particolare dell’industria metalmeccanica), a fronte di una maggiore tenuta del comparto dei servizi. Per l’Italia, Covid-19 significherà, dal punto di vista economico, una pesante recessione, con il PIL che nel 2020 potrebbe ridursi di oltre 3 punti percentuali (anche se ogni valutazione a oggi è prematura), e con il concreto rischio che interi comparti dell’industria nazionale vengano pesantemente ridimensionati dalla terza recessione negli ultimi dodici anni. www.aib.bs.it - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
La situazione a Brescia è altrettanto preoccupante: la provincia è reduce da un 2019 poco brillante, con l’attività produttiva che, trimestre dopo trimestre, ha intensificato la sua frenata, poi divenuta caduta. L’export ha segnato il primo segno “meno” dal 2016: pesa la contrazione delle vendite di prodotti metalmeccanici in Germania, da sempre la principale destinazione del made in BS. Il mercato del lavoro ha mostrato segnali di tenuta, con un nuovo aumento dell’occupazione e una contestuale riduzione della disoccupazione, anche se è tornata a crescere la Cassa Integrazione Guadagni, mentre la domanda di lavoratori in somministrazione ha sperimentato importanti flessioni. In relazione al Coronavirus, da un punto di vista temporale le prime realtà a essere colpite, sebbene indirettamente, sono state quelle che detenevano rapporti con la Cina. Successivamente, con la diffusione dell’epidemia nel nord Italia e l’entrata in vigore di norme restrittive, le problematiche si sono estese con rapidità. Nella prima fase, immediatamente successiva all’entrata in vigore del DPCM, le aziende più colpite sembrano essere state quelle legate ai servizi (ristorazione, accoglienza, cura della persona, eventi, pubblicità, trasporti). Con l’evolversi dell’emergenza sono arrivate le prime chiusure di imprese, totali o limitate ad alcune linee produttive ed aree aziendali. Le sospensioni di attività colpiscono, in particolare, le grandi aziende metalmeccaniche del territorio, ma rappresentano un fenomeno trasversale tra i settori merceologici. Il primo trimestre 2020 si caratterizzerà quindi, verosimilmente, per un significativo calo della produzione, che risulterebbe tuttavia concentrato perlopiù nel mese di marzo. Al di là degli aspetti prettamente congiunturali, anche a Brescia vi è il timore che importanti pezzi dell’industria possano subire contraccolpi produttivi tali da mettere a rischio la loro stessa esistenza, in un contesto già fortemente insidiato dal cambio di paradigma che sta scuotendo l’industria automobilistica mondiale.
“Tra i principali effetti della pandemia da Covid-19 figurano tassi d’interesse azzerati e tracolli repentini dei mercati analoghi a quelli delle più importanti crisi finanziarie, scivoloni dei prezzi delle materie prime per effetto dell’interruzione degli scambi internazionali, ribasso dei prezzi del petrolio e dei suoi derivati, ormai sui minimi storici, e infine spasmodica ricerca della liquidità, specialmente se espressa in dollari – spiega Achille Fornasini, docente dell’Università degli Studi di Brescia –. In tale quadro le banche centrali hanno prontamente varato politiche monetarie espansive di dimensioni enormi, che non hanno tuttavia placato le profonde inquietudini che attraversano i mercati. Non a caso è stato sospeso il Patto di Stabilità europeo e la proposta di introdurre gli Eurobond sta prendendo corpo anche presso i nostri partner più riottosi. La severità della congiuntura dipenderà da due fattori: quanto durerà la fase di contenimento del virus e quanto rapide e persuasive si dimostreranno le azioni di sostegno all’economia reale. Escludendo un prossimo rapido recupero, restano due scenari possibili: il primo prevede una recessione connotata da una profonda discesa e un lungo periodo di ripresa, a sua volta seguito, come nel 2008, da un recupero robusto. L’altro scenario, il peggiore, richiama il 1929, quando il dissesto economico-finanziario durò per anni. Va peraltro detto che quest’ultimo scenario è immaginabile solo se i governi dovessero calcolare e scegliere male le proprie manovre oppure se dovessero innestarsi altri fattori destabilizzanti. Riguardo ai mercati azionari, a quelli energetici e delle materie prime possiamo ipotizzare che le quotazioni siano ancora in discesa per l’intero 2020, fatte salve possibili brevi reazioni frutto dell’alta volatilità ormai caratteristica dei mercati regolamentati”.