A seguito della conferenza stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, tenuta per illustrare le linee essenziali del nuovo DPCM, non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, riportiamo il commento di Giuseppe Pasini, Presidente dell’Associazione Industriale Bresciana.

“Le dichiarazioni del Presidente Conte sono in linea con quelle che erano le indiscrezioni della vigilia – spiega Pasini –, non ho trovato particolari novità. Il decreto autorizza la ripartenza  dell’edilizia e, soprattutto delle aziende strategiche, industriali o produttive, che esportano all’estero e rischiano di perdere altre quote di mercato come ad esempio il settore automotive, di grande importanza per l’economia bresciana.

Comunque, già nell’ultima settimana, e ancora più oggi molte aziende del nostro territorio hanno ripreso le attività perché fanno parte di filiere internazionali. Oggi il tessuto industriale è ripartito come numero di aziende, ma con un livello di attività ridotto, che stimo intorno al 50%. Si spera per la fine di maggio di raggiungere un 90% della nostra capacità produttiva. Se non ci saranno nuove emergenze sanitarie, questa sarà la nostra “nuova normalità”, la normalità ai tempi del Coronavirus.

Temo che i due mesi di chiusura causeranno molti problemi a tante nostre aziende che facevano parte di filiere internazionali. Soffriremo l’incertezza della domanda e delle asimmetrie dei mercati esteri. In molti casi ci saranno da ricostruire quote di mercato perdute.

Un altro tema di grande importanza, che condiziona non tanto la ripresa, quanto la sopravvivenza di molte imprese del nostro territorio, specie quelle di medio piccole dimensioni, riguarda l’accesso al credito e la liquidità: c’è troppa lentezza burocratica. È un appello di noi imprenditori, che ho visto è stato rilanciato in questi giorni dal ministro per lo Sviluppo Economico.

MI aspetto anche più coraggio da parte della Regione Lombardia, alla quale chiediamo di avere al più presto chiarezza e strumenti per eseguire i test sierologici ai nostri dipendenti. Abbiamo ribadito più volte che siamo disponibili a farci carico di questi costi, ma abbiamo bisogno di avere i test e le strutture abilitale. Non è possibile pensare di eseguire un numero così importante di test, avvalendoci esclusivamente di poche strutture abilitate”.