Nel primo trimestre del 2020, la variazione della produzione delle imprese manifatturiere bresciane è risultata pari a -13,9% rispetto allo stesso periodo del 2019 (tendenziale), dopo i risultati già negativi del quarto (-1,4%) e del terzo (-0,9%) trimestre 2019. Si tratta del peggior dato dal quarto trimestre 2009 (-17,3%). Il risultato risente, in particolare, della caduta della produzione nel mese di marzo, dovuta al lockdown per l’emergenza Covid-19 imposto o deciso dalla maggior parte delle attività produttive.

A evidenziarlo sono le indagini congiunturali dell’Ufficio Studi e Ricerche AIB e del Servizio Studi della Camera di Commercio con i risultati al primo trimestre 2020. Nel dettaglio, la produzione industriale registra un calo sul trimestre precedente del -11,4%. Il tasso acquisito – ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2020 – è pari a -12,5%. Il recupero dai minimi, registrati nel terzo trimestre 2013, diminuisce e si attesta a +1,0%, perdendo, di fatto, tutto quanto guadagnato in questi anni e tornando ai minimi storici. La distanza dal picco di attività pre-crisi (primo trimestre 2008) si amplia e risulta pari a -30,5%.

Le previsioni a breve termine sono decisamente negative: le aziende che stimano un peggioramento della situazione attuale nei prossimi tre mesi sono il 66%, quelle che prevedono di mantenere i livelli attuali sono il 20%. Le previsioni sono condizionate dal peggioramento di tutti i parametri economici, causato dalla caduta del commercio internazionale, dalle incertezze sulla domanda interna e dalla debolezza della domanda estera, ancora compromessa dalla diversa tempistica con la quale sono state introdotte le misure di contenimento del Covid-19 negli altri paesi.

Per l’artigianato manifatturiero – secondo il Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia – il primo trimestre dell’anno si chiude con una repentina e intensa decelerazione, segno evidente dei primi riflessi del lockdown disposto per far fronte all’emergenza legata alla diffusione del Covid-19. In confronto al trimestre scorso, infatti, la produzione è diminuita dell’11,8%, il fatturato del 9,5% e gli ordinativi del 9,1%.

La flessione è ancora più visibile nel confronto con il primo trimestre dello scorso anno, la produzione dell’artigianato manifatturiero bresciano è diminuita del 13,4%, il fatturato del 12,7% e gli ordinativi dell’11,3%. Questi risultati si inseriscono in un contesto complessivo di rallentamento che ha interessato l’artigianato manifatturiero nel corso del 2019. Nella media dell’anno, infatti, la produzione è calata dello 0,3%.

I principali indicatori dell’industria:

§  Con riferimento ai settori, l’attività produttiva è diminuita: oltre la media nel comparto legno e minerali non metalliferi (-17,5%) e nella meccanica (-14,0%); sotto la media nel sistema moda (-10,2%) e nella metallurgia (-10,0%). Hanno subito perdite più contenute: alimentare (-2,3%) e chimico, gomma, plastica (-1,9%).

§  Le vendite sul mercato italiano sono diminuite per il 67% delle imprese, rimaste invariate per il 10% e aumentate per il 23%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono calate per il 56% degli operatori, cresciute per il 18% e rimaste stabili per il 26%; quelle verso i Paesi extra UE sono diminuite per il 55%, aumentate per il 15% e rimaste invariate per il 30% del campione.

 

§  I costi di acquisto delle materie prime sono diminuiti per il 32% delle imprese, con un decremento medio dello 0,4%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono calati per il 21% degli operatori, per una variazione media pari a -0,9%.

 

§  Tra i fattori che limitano la produzione, le aziende hanno segnalato: per il 90% la domanda insufficiente a causa del Covid-19 e/o la temporanea chiusura degli impianti durante la fase di lockdown; per il 3% la scarsità di materie prime/macchinari; per il 2% i vincoli finanziari; per l’1% la scarsità di manodopera; per il 4% nessuno.

§  Le aspettative a breve termine appaiono decisamente negative. La produzione è prevista in diminuzione da 66 imprese su 100, stabile dal 20% e in aumento dal rimanente 14%.  

§  Gli ordini provenienti dal mercato interno sono in diminuzione per il 68% degli operatori, stabili per il 20% e in aumento per il 12%; quelli dai Paesi UE sono in calo per il 54% degli operatori del campione, invariati per il 36% e in crescita per il 10%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari sono in diminuzione per il 48% delle imprese, stabili per il 39% e in aumento per il 13%.

I principali indicatori dell’artigianato:

§  A determinare il robusto calo del fatturato del comparto artigianato è stata la diminuzione del fatturato interno (-14,2% rispetto al I trimestre 2019). La componente estera è all’opposto aumentata del 2,2%, anche se occorre ricordare che la quota del fatturato estero sul totale per la manifattura artigiana è molto contenuta (pari al 9,2%).  Anche gli ordini sono diminuiti sensibilmente, su base annua, per effetto del calo degli ordini interni (-12,7%). Gli ordinativi esteri sono, invece, aumentati dell’1,9%, in confronto al primo trimestre dello scorso anno.

 §  Gli effetti sull’occupazione non sono ancora evidenti poiché il saldo occupazionale nei primi tre mesi dell’anno si è confermato moderatamente negativo e pari a -0,2% per effetto del più alto tasso di uscita rispetto a quello di entrata. Per quanto riguarda la Cassa integrazione guadagni, la quota di imprese che ne ha fatto ricorso è aumentata esponenzialmente passando dal 4,2% dell’ultimo trimestre del 2019 al 61,2% del periodo gennaio-marzo 2020.

 

§  Gli effetti del lockdown di aprile saranno più evidenti nel prossimo trimestre, ma le attese degli imprenditori segnalano il forte peggioramento del clima di fiducia. Più di sette imprese intervistate su dieci prevedono un sostanziale calo della produzione, del fatturato e della domanda interna.

 

L’Indagine AIB viene effettuata trimestralmente su un panel di 250 imprese associate appartenenti al settore manifatturiero. L’indagine sull’artigianato della Camera di Commercio, la cui fonte è l’indagine congiunturale Unioncamere Lombardia, ha coinvolto 219 imprese della provincia, pari a una copertura campionaria del 100%.