Sul tema della collettazione del Garda e le questioni relative pubblichiamo integralmente questa lettera del sindaco di Gavardo Davide Comaglio.
Alla cortese attenzione di:
Ill.mi
Presidente e Consiglieri Provinciali di Brescia
Eletti bresciani in Regione Lombardia
Onorevoli bresciani del Parlamento italiano
Eletti bresciani al Parlamento Europeo
e, p.c.
S.E. il Prefetto di Brescia
Dott. Attilio Visconti
Carissimi,
scrivo a Voi che siete i nostri eletti nelle varie Istituzioni per rappresentare il grande rammarico per una vicenda che da ormai due anni è al centro del dibattito bresciano: la depurazione dei reflui dei Comuni del lago di Garda.
Scrivo da Sindaco di Gavardo: uno dei due Comuni individuati nella malaugurata ipotesi di ospitare i nuovi maxi-depuratori lungo il bistrattato fiume Chiese. Gavardo, se questo progetto verrà avallato, avrà per primo le negative ripercussioni ambientali e sociali in attesa che il Chiese veda, per lo stesso disegno, l’ampliamento del depuratore di Montichiari, ammesso che venga mai realizzato fra un decennio, visto il cronoprogramma e la situazione economica in atto.
Scrivo umilmente, ma con orgoglio nel mio ruolo di Sindaco, a tutta la Politica bresciana chiedendomi perché ha delegato il suo ruolo decisionale, in questa importante partita, a funzionari e dirigenti degli enti rappresentati. Nella Cabina di Regia, massimo organo decisionale della vicenda, come nel Tavolo Tecnico convocato dal Ministero, non sono presenti persone elette da cittadini ma funzionari e dirigenti che non devono rispondere ai territori delle loro azioni.
Siamo rimasti solo noi Sindaci del Chiese, con i cittadini e con la collaborazione delle associazioni ambientaliste, a contrastare nel merito scelte originariamente viziate dalla superficialità e dalla segretezza di un iter decisionale non condiviso prioritariamente; scelte ora delegate a funzionari di enti che devono giustificare l’ipotesi della depurazione dei Comuni del Garda con il trasferimento sulle sponde del Chiese.
Sappiamo che la tecnica consentirebbe anche la realizzazione del depuratore del Garda a Madonna di Campiglio, ma l’opera bresciana più costosa del prossimo decennio perché non vede protagonista la Politica bresciana? Ad oggi, la scelta di portare i reflui gardesani sul Chiese a Gavardo non ha visto alcun voto favorevole dei Sindaci nell’assemblea ATO, non trova dichiarazioni ufficiali di assenso da parte di alcun partito o movimento politico presente nelle varie istituzioni, anzi si è assistito in questo biennio ad uno scaricabarile tra Istituzioni interessate, per cui la parola d’ordine è stata: “Non compete a me decidere”. I fatti però dicono il contrario e nella Cabina di Regia, per fare un esempio, Regione Lombardia è presente ma il suo parere determinante sulla scelta della localizzazione dei depuratori chi lo definisce? Il funzionario delegato o la parte politica delegante?
In tutti gli studi emerge ciò che ribadiamo inascoltati da mesi: l’ipotesi di portare i reflui gardesani in un altro bacino imbrifero, densamente abitato, produttivo e ambientalmente delicato, comporta un pesante impatto per il fiume Chiese e i territori attraversati, senza risolvere le criticità del lago di Garda, che merita ben altra attenzione con riguardo alla sostenibilità, agli sversamenti indebiti e alle acque parassite nel sistema di collettamento dei reflui. L’opzione più logica e naturale è mantenere a Peschiera la depurazione dei reflui del Garda bresciano, su un fiume (il Mincio, emissario del lago) ben più idoneo del Chiese per portata e regolarità, adeguando l’impianto esistente, che per metà appartiene a Brescia. Credo nessun Comune del lago si opporrebbe a velocizzare l’iter in questo senso, riconoscendo a Peschiera le giuste compensazioni economiche.
Abbiamo più volte indicato le criticità che si prospettano con l’ipotesi Gavardo-Montichiari estratta tra le sei arbitrarie ipotesi iniziali, addirittura ridotte a quattro dal gestore del servizio idrico Acque Bresciane. Chi ha scelto le opzioni sul tappeto: la parte tecnica o la politica? Avevamo chiesto uno studio indipendente che individuasse la miglior soluzione per l’intero lago di Garda, ma il “mantra” della mancanza di tempo ha dominato la scena. Noi sindaci, che siamo l’ultima ruota del carro istituzionale, abbiamo dovuto chiedere ed ottenere un incontro direttamente al Ministro Costa per avere conferma del finanziamento da 100milioni, anche nel caso fosse necessario più tempo per approfondire i progetti.
Il tema delle condizioni delle tubazioni sub-lacuali è stato utilizzato per accelerare un iter che meriterebbe e merita un’attenzione particolare. Credo sia importante che la Politica bresciana accerti se la condotta sub-lacuale tra la sponda bresciana e la veronese si stia irrimediabilmente corrodendo: nel caso fosse un problema reale, chi si prenderebbe la responsabilità di lasciarla sott’acqua per altri dieci anni necessari al compimento del mega-progetto ipotizzato? Chi prenderebbe la responsabilità di giustificare manutenzioni periodiche sulle tubazioni, con costi superiori a quelli richiesti dalla posa immediata di una nuova tubazione “salva lago”?
Il mondo da qualche mese è cambiato: siamo all’inizio di una fase che chiede un ripensamento delle priorità. Tutti dovremmo interrogarci sulla bontà di un investimento di oltre 220 milioni di euro, per stravolgere l’attuale sistema di collettamento e depurazione dei reflui gardesani aggravando le criticità del territorio del Chiese, pur avendo a disposizione un’alternativa ben più funzionale e storicamente consolidata. Mentre noi sindaci con il Ministero stiamo valutando quale corpo recettore sia più adatto per la depurazione gardesana, la parte veneta, senza attendere l’esito del Tavolo Tecnico, ha approvato il progetto definitivo che prevede, tra l’altro, l’esclusione del territorio bresciano (con le eccezioni di Desenzano e Sirmione) dall’utilizzo del depuratore di Peschiera, che appartiene per il 50 per cento alla nostra provincia e scarica in un fiume di prevalente competenza lombarda.
Come può la politica bresciana non esprimere preoccupazione per un progetto che sostanzialmente non risolve le criticità sul lago e costa ormai ben oltre i 220milioni preventivati inizialmente? Se il progetto veronese è passato da un costo di 80 milioni, in fase preliminare, ad uno di 160 milioni, nel progetto definitivo, perché non preoccupano i costi delle sei ipotesi di localizzazione sulla sponda bresciana, dove i costi dal solo progetto preliminare del 2018 a quello del 2019 sono aumentati per cifre che variano da 15 a 51 milioni? Considerando che i progetti dovranno essere ulteriormente affinati dalla fattibilità tecnica all’esecutivo, le stime per l’intero collettore a fine lavori superano i 350 milioni.
Ci si chiede se sia moralmente corretto, in questa fase di emergenza da Covid che sta incidendo pesantemente sull’economia bresciana, pensare di accollare alle bollette degli utenti bresciani gran parte di un investimento che ne raddoppierà l’importo nel giro di pochi anni.
Ci chiediamo come faranno i Comuni gardesani a rispettare quanto concordato nella Convenzione Operativa sottoscritta il 20 luglio 2017: “I Comuni facenti parte dell’Associazione temporanea di scopo “Garda ambiente” si sono impegnati a destinare una quota dell’imposta di soggiorno per concorrere al finanziamento delle opere di collettamento e depurazione del lago di Garda. Tale contributo, al momento non quantificato, potrà consentire di accelerare la realizzazione delle opere e ridurre il contributo tariffario a vantaggio degli utenti del servizio idrico integrato”.
Come potranno gli stessi Comuni gardesani destinare ulteriori risorse, per alcuni milioni di euro, alle compensazione prospettate per i Comuni sul Chiese che ospiteranno l’impianto?
La Politica bresciana forse non si rende conto che l’anno funesto del Covid-19 avrà ripercussioni tanto pesanti per il turismo sul lago e il suo indotto che è impensabile aggiungere dieci anni di cantieri sulla Gardesana lungo i 33 chilometri da Gargnano a Gavardo, per la posa di tubazioni fino a 80 centimetri di diametro, con la chiusura di metà carreggiata per poche decine di metri alla volta e l’istituzione di sensi unici alternati in un itinerario già di difficile percorrenza.
Una soluzione alternativa è di semplice evidenza: sostituire il tubo subacqueo in acciaio con un ventesimo del costo del progetto attuale e contestualmente aumentare il diametro della conduttura già progettata sulla sponda veronese per salvare la sponda bresciana dall’impatto di dieci anni di cantieri. Viene da pensare che i politici veneti si siano impegnati a salvaguardare il loro territorio e i loro interessi molto più dei colleghi bresciani.
La Provincia di Brescia ha numerosi agglomerati in infrazione europea che richiedono investimenti onerosi e immediati, mentre nel progetto di depurazione del Garda nessun Comune gardesano che verrebbe collettato a Gavardo è oggetto di procedura. A Gavardo è già in fase di realizzazione un depuratore sovraccomunale, altri Comuni lungo il Chiese sono in una situazione critica e meritano investimenti immediati, come previsto nel Piano d’Ambito. Non si può rimandare di un decennio la soluzione di tali criticità, indebitamente inserite nel progetto di depurazione per il lago di Garda. Anche a questo riguardo s’impone una ridefinizione delle priorità.
Sul territorio gavardese si sta costruendo un depuratore da 36.000 abitanti equivalenti, a servizio anche dei Comuni di Villanuova sul Clisi e Vallio Terme e di una parte del Comune di Muscoline: nello stesso tratto di fiume, nonostante le criticità segnalate con riguardo a regolarità e consistenza delle portate d’acqua, verrebbe a scaricare i reflui di depurazione l’impianto in progetto per 100.000 abitanti equivalenti. L’area verde ambientalmente di pregio tra Chiese e Naviglio presa di mira dal progetto di Acque Bresciane chiaramente non è luogo idoneo alla realizzazione di un nuovo depuratore da 100.000 abitanti equivalenti, a meno di 500 metri dalle abitazioni e a meno di 900 metri, addirittura, dal centro storico di Gavardo.
La comunità di Gavardo, che non si è mai sottratta nel momento del bisogno a mettersi a disposizione per portare solidarietà ad altri enti in difficoltà, attende dalla Politica bresciana una fattiva collaborazione perché si risolvano, con visione complessiva in modo opportuno le criticità in evidenza. Il grande bacino lacustre del Garda merita interventi idonei alla difesa della sua valenza paesaggistica e ambientale, al tempo stesso il fiume Chiese chiede attenzione per la qualità delle sue acque e della vita dei territori attraversati. Allego lo studio messo a punto dai nostri tecnici incaricati, come contributo all’analisi, ai fini di una gestione appropriata delle problematiche secondo criteri di sostenibilità ambientale nei due ben distinti bacini del Garda e del Chiese. Alla Politica bresciana affido l’auspicio di una presa diretta di responsabilità, in risposta alle domande delle comunità e alle criticità segnalate.
All’auspicio aggiungo un cordiale saluto.
Il Sindaco
Arch. Davide Comaglio