Nel secondo trimestre del 2020, la variazione della produzione delle imprese manifatturiere bresciane è risultata pari a -25,7% rispetto allo stesso periodo del 2019 (tendenziale), dopo il dato fortemente negativo del primo trimestre (-13,9%). Si tratta di una caduta analoga a quella registrata nel secondo trimestre 2009 (-25,2%), che porta il livello di attività ai minimi storici. 

La dinamica risente, in particolare, del crollo del mese di aprile, cui è seguito un forte recupero a maggio, dovuto alla riapertura delle attività dopo il lockdown. Il mese di giugno non ha registrato, tuttavia, una significativa accelerazione e le previsioni per luglio si mantengono caute.   

Nel dettaglio, la produzione industriale evidenzia un calo sul trimestre precedente di -13,4% (congiunturale).  Il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2020, è pari a -21,3%. In conseguenza di ciò, il recupero dai minimi, registrati nel terzo trimestre 2013, si annulla, perdendo, di fatto, tutto quanto guadagnato in questi anni. La distanza dal picco di attività pre-crisi (primo trimestre 2008) si amplia ulteriormente e risulta pari a -39,8%.

Complice anche il prossimo mese di agosto, per cui le imprese non segnalerebbero rilevanti differenze nei giorni destinati alla produzione rispetto allo scorso anno, le previsioni a breve termine sono, nel complesso, negative: le aziende che stimano un peggioramento della situazione nei prossimi tre mesi sono il 43%. Quelle che prevedono di mantenere i livelli attuali sono il 40%. Le previsioni sono condizionate dalla debolezza della domanda interna, frenata da incertezza e perdita di potere d’acquisto delle famiglie; dalla fragilità della domanda estera, specie a causa della diversa tempistica rispetto all’Italia con la quale si sta diffondendo il Covid-19 in molti paesi, nostri partner commerciali. Il commercio internazionale, diminuito di circa il 25% tra marzo e aprile, non ha mostrato in seguito una crescita consistente. Si profila quindi una ripresa caratterizzata, dopo un’improvvisa e pesante caduta, da una risalita lenta e meno intensa, con parecchi trimestri necessari per recuperare quanto perso in pochi mesi.

Per l’artigianato manifatturiero – secondo il Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia – il secondo trimestre dell’anno si chiude con una brusca e sensibile decelerazione subendo gli effetti diretti dei provvedimenti di contenimento della pandemia che hanno interessato in particolare i mesi di aprile e maggio. Tra aprile e giugno, la produzione è calata del 14,4% rispetto ai primi tre mesi dell’anno; il fatturato è diminuito del 15,6% e gli ordini del 13,6%. Il confronto con lo stesso trimestre del 2019 mette in evidenza cali molto più pronunciati, produzione e fatturato segnano diminuzioni del 25,5% e gli ordini del 23,7%.

Dal punto di vista settoriale la dinamica della produzione delle imprese artigiane si presenta pesantemente negativa in tutti i settori. Il comparto che ha subito i cali maggiori, nel confronto con il secondo trimestre dello scorso anno, si conferma il legno – mobilio (-35,4%) seguito dalle pelli-calzature (-29,6%), dalle industrie varie (-29,2%), dalla gomma-plastica (-26,7%) e dalla meccanica (-26,3%). Segna un calo pari alla media provinciale la siderurgia (-25,5%) e in misura più contenuta la carta stampa (-20,3%) ed il tessile (-14,8%).

I principali indicatori dell’industria:

§  Con riferimento ai settori, l’attività produttiva è diminuita: oltre la media nel comparto della meccanica (-16,9%); sotto la media nel chimico, gomma, plastica (-12,8%), metallurgia (-11,3%) e sistema moda (-10,3%). Ha subito perdite più contenute il legno e minerali non metalliferi (-8,6%), mentre l’alimentare ha registrato una crescita (+5,3%). 

§  Le vendite sul mercato italiano sono diminuite per il 73% delle imprese, rimaste invariate per il 13% e aumentate per il 14%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono calate per il 58% degli operatori, cresciute per il 13% e rimaste stabili per il 29%; quelle verso i Paesi extra UE sono diminuite per il 51%, aumentate per il 15% e rimaste invariate per il 34% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono cresciuti per il 27% delle imprese, con un incremento medio dell’1,6%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono calati per il 22% degli operatori, per una variazione media pari a -1,6%.

 

§  Tra i fattori che limitano la produzione, le aziende hanno segnalato: per il 69% la domanda insufficiente a causa del Covid-19 e/o la temporanea chiusura degli impianti durante la fase di lockdown; per il 4% la scarsità di materie prime/macchinari; per il 2% i vincoli finanziari; per l’1% la scarsità di manodopera; per il 13% nessuno.

§  Le aspettative a breve termine appaiono negative. La produzione è prevista in diminuzione da 43 imprese su 100, stabile dal 40% e in aumento dal rimanente 17%. Gli unici comparti attesi in crescita sono legno e minerali non metalliferi e sistema moda. Cadute meno intense sono previste per l’alimentare. Le stime sono invece molto negative per: chimico, gomma, plastica, meccanica e metallurgia.

§  Gli ordini provenienti dal mercato interno sono in diminuzione per il 43% degli operatori, stabili per il 40% e in aumento per il 17%; quelli dai Paesi UE sono in calo per il 34% degli operatori del campione, invariati per il 53% e in crescita per il 13%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari sono in diminuzione per il 34% delle imprese, stabili per il 53% e in aumento per il 13%.

I principali indicatori dell’artigianato:

§  Il fatturato è diminuito in tre mesi del 15,6% e ha segnato un calo ancora più robusto (-25,5%) in termini tendenziali. Questo risultato, simile al calo segnato a fine 2009 a seguito della crisi finanziaria, ha annullato la lenta crescita iniziata a fine 2013 portando i livelli del fatturato ai minimi storici. La performance negativa è stata determinata dal crollo della domanda interna: il fatturato interno è diminuito, infatti, del 25,5%. Anche la componente estera è calata sensibilmente (-25,1%) ma occorre ricordare che la quota del fatturato estero sul totale per la manifattura artigiana è molto contenuta (pari al 9,2%).

§  L’andamento degli ordini dell’artigianato fa segnare anche per questo secondo trimestre del 2020 un deciso calo del -23,7% su base tendenziale, per effetto del calo degli ordini interni (-24,2%), mentre è meno intensa la diminuzione degli ordini provenienti dal mercato estero (-19,0%).

§  Gli effetti sull’occupazione sono stati attenuati dalle misure straordinarie adottate dall’esecutivo a sostegno del lavoro, il saldo, infatti, tra entrate e uscite è pari a -0,5%. Tuttavia, i riflessi si ripercuotono sulla quota di imprese che ha fatto ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni che è aumentata dal 61,2% del primo trimestre al 73,6% del periodo aprile-giugno per una quota sul monte ore complessivo pari al 15,2%. Si tratta di valori che non hanno precedenti nella serie storica disponibile dal 2010.

§  Nonostante i risultati fortemente negativi le attese degli imprenditori artigiani per il prossimo trimestre segnalano un miglioramento del clima di fiducia. I saldi tra ipotesi di aumento e diminuzione restano negativi ma sono più contenuti, perché la quota di imprese che si attende un calo della produzione, del fatturato e della domanda interna è diminuita. Sul fronte dell’occupazione prevalgono le ipotesi di stabilità su cui incidono fortemente le disposizioni di blocco dei licenziamenti collettivi.

 

L’Indagine AIB viene effettuata trimestralmente su un panel di 250 imprese associate appartenenti al settore manifatturiero. L’indagine sull’artigianato della Camera di Commercio, la cui fonte è l’indagine congiunturale Unioncamere Lombardia, ha coinvolto 178 imprese della provincia, pari a una copertura campionaria del 100%.