Sono stati presentati, durante l’evento online “L’imprenditore: attore fondamentale dell’economia o un cinico orientato solo al profitto?”, i risultati del progetto E.L.I.-Essere l’Impresa, promosso dal gruppo LE Imprenditrici con l’obiettivo di affrontare il tema dell’identità imprenditoriale.
All’appuntamento, moderato dalla giornalista Debora Rosciani, hanno preso parte Giuseppe Pasini (Presidente Confindustria Brescia), Daniela Bandera e Renata Pelati (coordinatrici LE Imprenditrici Confindustria Brescia), Michele Lancellotti (delegato Confindustria Brescia a Sviluppo Associativo, Zone e Settori), Flaminio Squazzoni (Professore di Sociologia, Università degli Studi di Milano) e Maria Grazia Speranza (Professoressa di Ricerca Operativa, Università degli Studi di Brescia). Nel corso dell’evento, si è inoltre tenuta una tavola rotonda con le testimonianze degli imprenditori Luisa Franceschetti (Saccheria F.lli Franceschetti Spa), Matteo Meroni (Mega Italia Media Spa), Giancarlo Turati (Fasternet Srl) e Barbara Ulcelli (IMG Srl).
Il lavoro di ricerca di E.L.I.-Essere l’Impresa – realizzato da NOMESIS Ricerche e Soluzioni di Marketing con la direzione del dottor Ezio Giovanni Maestri – ha coinvolto oltre 1.300 aziende e un migliaio di cittadini della provincia bresciana, attraverso un sondaggio proposto via web e tre focus group di approfondimento.
Tra i principali temi affrontati, figura la percezione dell’utilità sociale della figura dell’imprenditore, che ha registrato un voto – su una scala tra 1 (per nulla utili) e 10 (molto utili) – di 7,8 tra la popolazione, e di 9,3 tra gli Associati, alle spalle di Medici (voto 9,3 e 9,2), Operai (8,8 e 8,6) e Insegnanti (8,8 e 9,2).
Per quanto riguarda la percezione delle caratteristiche personali degli imprenditori, essi vengono visti e si vedono come «Determinati» (54,9 nella popolazione, 80,9 tra gli associati), «Motivati» (48,5 e 77,6) e «Pronti alle sfide» (45,3 e 74,9).
L’immagine sociale degli imprenditori rivela la prevalenza delle componenti dell’«Essere» (auto-realizzazione) su quelle dell’«Avere» (ricchezza) sia per quanto concerne l’auto-immagine che l’immagine percepita dalla popolazione. Il 19,4% della popolazione ritiene però che siano più motivati ad inseguire il guadagno di quanto non siano spinti ad auto-realizzarsi nel lavoro.
Per quanto riguarda il rapporto con lo Stato, l’Italia ostacola secondo il campione la nascita di imprese. Lo ritiene la stragrande maggioranza sia della popolazione (79,8%) che degli Associati (90,2%); le relative cause sono: Burocrazie, Tasse e (solo per gli Associati) scarsa Cultura di impresa.
Tra i motivi che spingono a diventare imprenditori emergono percezioni diverse tra popolazione e Associati. Tra la popolazione prevale la dimensione della «Valorizzazione delle competenze personali» (17,5%) e del «Sogno» (17,5%) mentre tra gli Associati prevalgono quelle della «Ricerca di soddisfazione personali» (32,7%) e dello «Ambizione» (19,0%).
I fattori che determinano il successo sono invece «competenze» e «relazioni». Per la popolazione e gli Associati i principali fattori determinanti sono «Collaboratori competenti» (64,0% e 88,5%) e «Competenze proprie dell’imprenditori» (53,3% e 79,2%). Seguono la «Conoscenza di persone giuste» (20,2% e 41,2%) e «Sponsor politici» (1,6% e 21,0%).
Nell’intreccio con il contesto si evidenzia un caleidoscopio di atteggiamenti. «Senza impresa non ci sarebbe lavoro» è un concetto che vale per il 36,8% della popolazione e per il 71,0% degli imprenditori; «Gli imprenditori pensano solo a se stessi»: (solo) popolazione 45,4%.
Per quanto attiene al profilo psicografico, gli Associati si vedono più intraprendenti ed ottimisti. Il confronto tra Associati e popolazione è rivelatore: «Mi considero molto…» ‘intraprendente’ (51,4% vs 14,5%); ‘ottimista’ (48,6% vs 18,4%); ‘crede nel proprio valore’ (48,1% vs 29,1%); ‘che si fida degli altri’ (31,1% vs 16,2%).
Sul rapporto con la politica, 4 Associati su 5 hanno risposto. Il 34% degli Associati si auto-colloca nell’area allargata del centro-sinistra, il 9% nell’area del centro ed il 39% in quella del centro-destra; il 20% non si riconosce nella logica Destra/Sinistra.
Tra abilità, competenze e valori degli imprenditori, le abilità individuate sono capacità decisionale (96,5%) e capacità di problem solving (93,4%); le attività prevalenti: garantire il lavoro (89,3%) e prestare ascolto ai collaboratori (87,0%).
Su fiducia e modelli decisionali degli Associati a Confindustria Brescia, è la «velocità» la cifra del lavoro imprenditoriale; solo il 10% prende decisioni da solo; la metà interpella consulenti esterni; solo il 3% degli Associati ritiene che l’immagine aziendale verso l’esterno trasmessa dai collaboratori sia negativa.
Infine, il rapporto degli Associati con Confindustria Brescia evidenzia luci ed ombre. Il 50,8% degli Associati dà un voto di piena soddisfazione (8-10). Circa il 30% degli Associati indica di conoscere poco o per nulla l’attività dell’Associazione e il 25% si sente poco o per nulla rappresentato.
“Ogni imprenditore conosce la fatica, le responsabilità e le difficoltà di questa professione – dichiara Giuseppe Pasini, Presidente Confindustria Brescia – e ha consapevolezza di quanto poco la società sia conscia di questi aspetti, ma vedere i dati che sono emersi dal progetto ci ha consentito di mettere a fuoco una distanza tra la percezione che gli imprenditori hanno di sé stessi e l’immagine sociale ben più rilevante di quanto pensassimo. Ciò che intuivamo era la punta dell’iceberg. Il Progetto “E.L.I. – ESSERE L’IMPRESA” ci permette di disporre di dati concreti, utili per porre le basi di nuove strategie di rappresentanza e azione coerenti."
"Cosa pensa l’imprenditore di sé stesso? E cosa pensa di lui la società? Come è visto dalla “gente”? Sono queste le domande da cui ha preso il via il progetto – spiega Renata Pelati, co-responsabile de LE Imprenditrici di Confindustria Brescia –. La distanza tra come ci vediamo come imprenditori e come veniamo percepiti danneggia non solo l’azienda, ma anche la società. Senza impresa, infatti, non c'è lavoro e tantomeno prosperità. Sono tutti consapevoli di questo? Questa analisi ci ha fornito dati concreti su cui lavorare per capirne chiaramente le ragioni, e soprattutto per mettere a fuoco le azioni da mettere in atto per sradicare questo dannoso pregiudizio ed essere attori del cambiamento.”
"L'opinione degli imprenditori è essenziale per costruire un quadro di riferimento che ci possa aiutare non solo a capire chi siamo, ma anche a comprendere quali possono essere le basi per un’azione comune che sappia cogliere le sfide del nostro tempo – spiega Daniela Bandera, co-responsabile del gruppo LE Imprenditrici –. L’indagine permette di capire cosa possiamo fare insieme per rendere chiaro il valore che l'impresa e gli imprenditori portano nella società ma anche cosa possiamo fare come attori sociali che vogliono il bene della propria impresa, del territorio e della società che la circonda. I risultati ci dicono in modo chiaro che gli imprenditori e le imprenditrici sono consapevoli che non basta farsi carico del proprio lavoro e farlo bene, ma ci si debba impegnare socialmente affinché ciò venga riconosciuto."