Soffiano venti di guerra sulla Pasqua 2022. Trovo inutile inserirmi in questa sede nel dibattito (che assume talora accenti sconcertanti) che si sta svolgendo a livello nazionale sulle vicende legate alla guerra russo-ucraina.

Ritengo tuttavia, dopo aver parlato con molti residenti della Valsabbia, imprenditori, studenti, lavoratori, di poter interpretare un sentimento diffuso che mi sembra di aver colto in molte conversazioni.

Da queste parti nessuno vuole saperne di guerra. Le nostre aziende lavorano da sempre con tutto il mondo. Hanno un elevatissimo grado di internazionalizzazione, rapporti commerciali e industriali in tutti i continenti.

Da queste parti si lavora e si produce, si lanciano ponti, si stringono rapporti solidi e duraturi. Si aiutano le persone in difficoltà, ma non si alzano steccati.

Da queste parti non si vuole sentire parlare di guerra. In queste ultime settimane ho parlato con alcuni imprenditori seriamente preoccupati per le loro imprese, per i lavoratori, per i costi destinati a salire in modo vertiginoso. Costi che potrebbero mettere in ginocchio, se non lo hanno già fatto, alcune delle nostre imprese. "Dopo il Covid, dicono in molti, ci voleva anche questa, non ci ha proprio insegnato niente la pandemia..."

Questa è la voce pressoché unanime che ho raccolto, e la ferma protesta e il grido di dolore lanciato dalla nostra valle. Vogliamo, abbiamo bisogno di pace. Si cerchi la mediazione. Per chi è intenditore bastano poche parole. Il detto è più o meno questo. Insomma, ci siamo capiti... Però naturalmente questa è solo la mia opinione.

Buona Pasqua a tutti dalla laboriosa e pacifica Valle Sabbia

Maria Paola Pasini