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È il novembre del 2011 quando il Vittoriale viene contattato da un collezionista per la valutazione di una lettera autografa di d'Annunzio acquistata presso la Libreria Il Pensatoio di Albavilla. L'episodio, una volta confermata la non autenticità del documento, ha dato avvio a un'indagine che si è ben presto allargata all'intero catalogo della libreria e a una serie di materiali in vendita su eBay o già in possesso di numerosi collezionisti. Tutti i falsi riscontrati si sono rivelati riconducibili al Pensatoio di Albavilla.


A fronte di tali e tanti riscontri, nel 2012 il Presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani Giordano Bruno Guerri, unitamente allo studio legale De Castiglione che ha assistito la Fondazione durante tutte le fasi del procedimento, ha così presentato una denuncia formale. Il Vittoriale si è costituito parte civile nel processo e gli esperti degli Archivi della Fondazione sono stati incaricati di redigere una relazione su ciascuno degli oggetti sequestrati, integrata dalle perizie eseguite dalla grafologa del Tribunale di Brescia, dottoressa Adele Camardi, dal chimico specializzato nell’analisi degli inchiostri prof. Giovanni Bottiroli, e da Alessandro Paolini, esperto di cimeli e militaria. Le quattro relazioni si trovano unanimi nella diagnosi di non autenticità dei documenti. Un lavoro svolto in completa ed efficace sinergia con il Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Artistico di Monza.

La sentenza di primo grado, pronunciata martedì 12 settembre 2017 al Tribunale di Como, condanna a 4 anni di reclusione i due librai falsari, colpevoli di tutti i capi d’accusa, attribuendo altissimi danni morali al Vittoriale degli Italiani, al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e a tutti i collezionisti che si sono dichiarati parte civile. Una sentenza di primo grado storica per il Vittoriale, da anni in prima linea in questa battaglia contro i falsi dannunziani, che inoltre assegna eccezionalmente la custodia dei falsi - ora atti del processo - alla Fondazione stessa per finalità culturali.

“Eravamo certi si trattasse di falsi, e per questo abbiamo agito con la massima determinazione” ha dichiarato il Presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani Giordano Bruno Guerri: “La diffusione di autografi non suoi, anche di lettere che sarebbero importanti se fossero vere, finirebbe per falsare la biografia e l’immagine di d’Annunzio, e addirittura la sua poetica. Inoltre un simile commercio danneggia i nostri amici collezionisti, che vogliamo invitare a sottoporci preventivamente i loro acquisti, perché il Vittoriale è l’unica istituzione in grado di garantire l’autenticità dei documenti dannunziani. Che si producano dei testi spuri di d’Annunzio, vendendoli a caro prezzo”, prosegue Guerri, “è anche la prova di una riscoperta dell’uomo e dell’autore, oltre che del successo crescente del ‘Libro di pietre vive’ che ci ha lasciato. E che, nei prossimi mesi – grazie alla decisione del tribunale di Como – si arricchirà di una nuova mostra permanente. La chiamerò ‘Gabbriele Dannuncio’ e esporremo, oltre ai falsi sequestrati in questa occasione, quelli di più antica data in nostro possesso, compresi quelli realizzati dal figlio Gabriellino. Come si deve falsare la storia, non sia concesso falsare la vita di un uomo: tanto meno, in questo caso, la sua scrittura”.