Continuano i “viaggi della giovinezza” del nostro amico Peppo.
Una calda mattina di luglio, mentre mi accingevo a raggiungere in bicicletta i miei amici al lido di Padenghe, arrivato a Treponti, al bivio della strada per Mazzano, fui costretto a fermarmi per lasciare il passo ad una lunga colonna di automezzi militari diretti a Brescia. Assieme a me si fermarono altri ciclisti e fra questi vidi al mio fianco un frate su una cigolante bicicletta da donna. In attesa di ripartire, scambiai con lui quattro parole: mi chiese dove andassi, gli risposi "al lago" e lui mi disse che si sarebbe fermato a Pontenove. Incuriosito dal nome di quella località, di cui ignoravo l’esistenza, gli chiesi dove si trovasse. Mi spiegò trattarsi di un antichissimo ponte sul fiume Chiese, giusto a nove miglia da Brescia, sull’antica strada consolare romana. Stabilito che non avrei allungato di molto il mio percorso, decisi di seguirlo e così, accompagnati dal ritmato cigolio della sua bicicletta, ci dirigemmo verso il Chiese, fiume che a me piaceva tanto, finché mi trovai al cospetto di questo meraviglioso ponte.
Non riesco a descrivere la mia meraviglia quando mi trovai davanti all'antica struttura del ponte. Un’opera imponente: quattro arcate a dorso di mulo, come tutti i ponti antichi, con al centro un’edicola a portico per proteggere una nicchia con una bella statua di San Giovanni Nepomuceno attribuita al Callegari. Il santo era lì per proteggere da alluvioni e annegamenti; difatti ogni anno si celebrava una processione durante la quale si appoggiava la statua su una base di legno e la si faceva galleggiare sul fiume per procurarsi la sua protezione.
Naturalmente un ponte tanto importante su una via altrettanto considerevole fu testimone di celebrati eventi storici fin dal tempo dei romani; l’ultimo, e forse il più ricordato, avvenne il 23 giugno 1859 quando, durante la seconda guerra d'indipendenza, gli austriaci in ritirata lo minarono, rovinando un’arcata, con l'intenzione di ostacolare il passaggio delle truppe italo-francesi. Napoleone III, che con Vittorio Emanuele II doveva attraversare il fiume, ordinò a un ingegnere di ricostruire con tavole di legno l’arcata per poter così raggiungere, con i rispettivi stati maggiori, il palazzo Pontoglio Gastaldi. Da lì i sovrani avrebbero concordato il piano della battaglia di San Martino e Solferino che, con la sconfitta degli austriaci, avrebbe avviato la formazione del regno d’Italia.
Peppo Cinquepalmi
Nelle foto, tutte opera dell’autore, Pontenove come si presenta oggi giungendo da Brescia verso Bedizzole.
La tappa precedente a Valverde: La nostra terra... con gli occhi di Peppo: Rezzato