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Nuova tappa dei viaggi di gioventù di un amico della classe 1925.

Finora ho raccontato le mie trasferte dimenticando sempre di descrivere il mio mezzo di locomozione, che i miei amici amavano scherzosamente chiamare “il carro armato”. Avevano ragione: loro avevano bellissime biciclette sportive molto leggere e attrezzate anche di cambio di velocità. Io, invece, usavo una Zecchini da viaggio, che ovviamente era in uso a tutti i componenti della famiglia; pesava 13 kg, aveva un manubrio grande con portapacchi, freni a bacchetta, fanale con dinamo per la notte, lucchetto alla ruota posteriore e, perfino, un carter copricatena perché gli uomini fatti della mia famiglia non si sporcassero i pantaloni urtando la catena di trasmissione. Era nera perché sembra che allora il nero fosse l’unico colore esistente; infatti, biciclette, motociclette e automobili erano tutte di colore nero. Come se non fosse sufficientemente pesante, quando andavo in gita portavo con me, attaccata al canotto centrale, la mia cartella scolastica che, svuotata dai sacri testi di studio, riempivo premurosamente con un grande asciugamano, costumi da bagno e, soprattutto, due o tre panini e due bottiglie di acqua.

Arrancando, quel giorno riuscii a scollinare il culmine dell’arco morenico del Garda. Stavo per affrontare a capofitto la discesa verso il lago, quando scorsi alla mia sinistra un lungo filare di cipressi. Immaginando che un simile viale mi avrebbe condotto a un meraviglioso castello, non resistendo alla mia solita curiosità cercai di percorrerlo nonostante finisse con una salita.

 

Con mia grande sorpresa scoprii un antico borgo di poche case costruite con massi e sassi cavati dalle colline moreniche. Adagiato dolcemente sul colle, sembrava disabitato: due sole strade in croce e una vecchia lampada appesa all’angolo di una casa.

Era Pratello, un luogo stupendo che trasmetteva una pace una felicità indescrivibili. Mi sedetti su un masso e rimasi incantato a contemplare il piccolo borgo, anche lui seduto accanto a me sul colle ad ammirare il bellissimo lago.

Peppo Cinquepalmi

(fotografie dell'autore)

Le puntate precedenti: La nostra terra... con gli occhi di Peppo: RezzatoLa nostra terra... con gli occhi di Peppo: Pontenove di Bedizzole e La nostra terra... con gli occhi di Peppo: i Morti della Selva