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Sapevo che sarebbe successo.

Sapevo che Vittorio Sgarbi avrebbe ammaliato tutte le quasi trecento persone (record assoluto per l’Auditorium Mario Rigoni Stern) che hanno seguito la sua lectio sull’arte bresciana nel Rinascimento. Spaziando da Foppa a Romanino, Savoldo, Moretto, Lotto, Moroni, eccetera, con continui richiami all’amato Caravaggio (una cui lectio ha tenuto al Teatro Grande lo scorso dicembre), il critico d’arte ferrarese ha offerto ai presenti un antipasto politico – e come poteva essere altrimenti? – in cui non ha fatto sconti a nessuno, finendo col lanciare il suo nuovo movimento in funzione della prossima tornata elettorale, che «per ora» si chiama Rinascimento. «Rinascimento perché è una perla unicamente italiana e, circondati come siamo dalla bruttezza, dobbiamo valorizzare il meglio di quanto ci appartiene». Perché per ora? «Perché probabilmente userò un nome ancora più identificativo della nostra bellezza, tipo Michelangelo, per esempio». Per quasi due ore, il critico (che non ha mancato di citare l’amata capra citando qualcuno) ha tenuto banco alla sua maniera in una serata che resterà «agli atti», come una delle più interessanti sotto il profilo culturale non solo in Valsabbia ma in tutto il territorio bresciano. Tanto che fin d’ora posso annunciare che replicheremo il 15 dicembre prossimo, ovviamente con altro tema (di cui daremo notizia appena identificato l’argomento).

Pino Casamassima