In questi giorni è stato lanciato un crowdfunding per il restauro della locomotiva ospitata in Castello a Brescia.
Da 60 anni ci accoglie nel grande Bastione di San Faustino, nel punto più panoramico e frequentato del Castello di Brescia. È orgoglio della città ed anche primo esempio di monumento ferroviario in Italia. La Numero 1 è ospitata tra le mura del Falco d’Italia dal 1° luglio del 1961 e da allora è nel cuore di tutti i bresciani. Nonostante le attenzioni che le sono state riservate, oggi la locomotiva mostra pesanti segni del tempo che non le rendono giustizia.
Ecco da dove nasce l’idea di questo progetto. All’interno di WeLoveCastello, l’Associazione Palcogiovani ha deciso di lanciare una campagna di crowdfunding “dal basso” per il restauro della locomotiva del Castello di Brescia. L’intenzione è proprio quella di mobilitare la cittadinanza tutta e stimolare il pragmatismo bresciano che di certo accoglierà positivamente questa iniziativa, proprio perché l’affetto che lega i bresciani alla Locomotiva è più forte di quanto si pensi.
L'iniziativa ha preso il via raccogliendo materiale dell’epoca grazie ad un lavoro di ricerca negli archivi cittadini. Questo ha permesso il ritrovamento di fotografie inedite davvero suggestive, che saranno rese visibili durante la campagna, costruita grazie alla preziosa collaborazione di moltissimie persone che volontariamente stanno mettendo a disposizione le proprie energie per la causa.
Il progetto è infatti reso possibile grazie a giovani registi, grafici, informatici, storici, artisti, fotografi, esperti di fermodellismo, imprenditori, aziende private, testimonial, influencer e con il fondamentale supporto delle istituzioni. In particolare i promotori ringraziano il Comune di Brescia, soprattutto il sindaco Emilio Del Bono e l’assessore Valter Muchetti che hanno con entusiasmo appoggiato l’iniziativa, Fondazione Brescia Musei con il direttore Stefano Karadjov e FNM SpA nella persona del Presidente Andrea Gibelli. Camera di Commercio di Brescia, Apindustria Confapi Brescia hanno già confermato il loro supporto. Alcune importanti realtà bresciane (e non) hanno già aderito all’iniziativa: BPER Banca, Bonera Group, Cartapani, Fonte Tavina, Italmark; molte altre si stanno aggiungendo.
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Brevi cenni storici
Realizzata dalle Costruzioni Meccaniche di Saronno, consegnata con il numero di fabbrica 284 alla SNFT, entrò in servizio nel 1907 e quasi da subito venne assegnata al trasporto passeggeri, che proprio in quegli anni crebbe notevolmente grazie all’ampliamento della linea ferroviaria che consentiva un collegamento più rapido tra le numerose località della nostra provincia. Tuttavia la N.1 venne anche impiegata, a supporto di altre locomotive più potenti, nel trasporto merci, per rispondere alle esigenze delle numerose fabbriche esistenti al tempo in Valle Camonica (opifici, lanifici, cotonifici, fonderie, cave….).
Superato senza grandi problemi il periodo del secondo conflitto mondiale, la vita della nostra macchina e delle consorelle, anche di altri gruppi, proseguì senza particolari scossoni sino alla metà degli anni Cinquanta quando, con l’arrivo dei mezzi Diesel i convogli loro affidati diminuirono sensibilmente. Relegate prima a servizi meno importanti e poi a quelli di manovra, sul finire del 1959 iniziarono gli accantonamenti. La numero 1 fu messa a riposo il giorno primo luglio 1961, dopo aver percorso qualcosa come 2.500.000 chilometri.
La sua sorte sembrava ormai segnata, ma il destino e la passione dei soci del Club Fermodellistico Bresciano avevano deciso diversamente. Il Club, sorto da pochi anni e guidato coraggiosamente dalla signorina Dada Bruneri, si fece promotore di una iniziativa considerata quasi impossibile: salvare la Numero 1.
Ebbero l’idea di portare quella mastodontica macchina sul colle Cidneo.
Grazie anche alla disponibilità delle cariche politiche di allora (in testa il sindaco Bruno Boni), il progetto prese corpo e in poco tempo fu realizzato. Per prima cosa vi fu la cessione formale dalla SNFT al Club della locomotiva, avvenuta per la simbolica cifra di 1 lira, dopodiché iniziarono le fasi progettuali del suo trasporto ed in particolar modo la salita al Colle, che di certo destava non qualche preoccupazione.
Risultò difficoltoso il passaggio del convoglio sotto il portone di accesso del castello (che fu letteralmente smontato) e ancora di più l’ultima strettissima curva che portava al piazzale dove ancora oggi sosta maestosa la nostra N.1. Fu persino coinvolto l’allora sovrintendente alle Belle Arti di Brescia (Prof. Panazza) poiché si dovette temporaneamente tagliare l’antico rosone di ferro che sovrastava il secondo portone di accesso al castello, che fu magistralmente ripristinato da un abile fabbro, con il benestare dello stesso Prof. Panazza.
La macchina, che già da alcuni mesi sostava nello scalo merci di Via Dalmazia, partì per il suo ultimo viaggio il 7 settembre 1961. Caricata su un carrello per il trasporto dei carri, opportunamente modificato, trainato da due trattori stradali lo strano convoglio iniziò la marcia per proseguire fino alla faticosa salita del Castello. Il 18 settembre 1961 ebbe luogo la solenne inaugurazione, al cospetto delle più alte personalità di allora, di testate giornalistiche e radiofoniche anche nazionali, e soprattutto di moltissimi bresciani incuriositi dall’evento tanto inusuale quanto grandioso.
Il colle Cidneo è conosciuto dai bresciani come Falco d’Italia per una leggenda che si perde nella notte dei tempi, ma che i più fanno risalire ad un appellativo riconosciuto dal poeta D’Annunzio, forse proprio per la sua posizione predominante sulla città, quasi a sorvegliarla proprio come il falco quando dalla roccia osserva attento il panorama sottostante in cerca della sua preda.
Tale nome, unito al fatto che la Numero 1 non avrebbe più potuto lasciare il complesso, le fece assumere l’appellativo di Prigioniera del Falco d’Italia.