Nell’ambito di una complessa e ampia indagine di polizia giudiziaria, denominata “GEMELLI”, volta a disarticolare strutture ‘ndranghetiste periferiche nel Nord Italia, coordinata dai Sostituti Procuratori dr. Paolo SAVIO e dr.ssa Claudia MOREGOLA, della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Brescia, in data odierna si è dato corso a 15 perquisizioni a carico di altrettante persone fisiche, con contestuale esecuzione del decreto di sequestro preventivo d’urgenza di attività economiche tra cui importanti società di autotrasporti e società immobiliari ed edili, per un valore totale di circa 1.500.000,00 euro.
Tale valore rappresenta parte dei reinvestimenti della locale di ‘ndrangheta operante a Viadana (MN) affiliata alla famiglia Arena di Isola di Capo Rizzuto e comprende le quote sociali nonchè patrimoni aziendali di 4 rilevanti società di autotrasporti, aventi sede nelle province di Mantova, Reggio Emilia e Crotone e riconducibili al sodalizio, 7 fabbricati, 3 terreni e 14 automezzi.
Le investigazioni hanno avuto ad oggetto un’associazione per delinquere‘ndranghetista di soggetti originari di Isola di Capo Rizzuto o comunque del crotonese che si sono da tempo stanziati nel mantovano e che hanno promosso e organizzato una cosca di ‘ndrangheta, che ha gestito per anni il territorio di Viadana (MN).
L’indagine è stata svolta dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, dalle Squadre Mobili di Brescia e Mantova, dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza e dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia, permettendo di far luce sull’infiltrazione e sul radicamento della criminalità organizzata nel tessuto economico del Nord Italia, in particolare nei settori dell’autotrasporto ed immobiliare delle province di Mantova e Reggio Emilia.
L’attività ha consentito, tra l’altro, di confermare il contenuto di una rilevante intercettazione telefonica svolta nel 2006, che aveva già individuato l’egemonia dell’organizzazione ‘ndranghetista radicatasi nel territorio di Viadana. In merito, in una delle conversazioni intercettate, veniva invitato un noto personaggio della criminalità calabrese a trasferirsi al Nord perchè “… qua Viadana è nostro, ora ci possono prendere 30 anni, 50 anni o l’ergastolo, ma Viadana è il nostro …”.
Tra le persone perquisite, anche un ex consigliere prima e, successivamente, ex assessore comunale di Viadana che ha partecipato al sodalizio quale punto di riferimento anche politico per l’organizzazione ‘ndranghetista.
In particolare, l’indagine di polizia giudiziaria ha permesso di accertare che, a partire dalla fine degli anni ’90, alcuni soggetti originari di Isola capo Rizzuto (KR) si sono trasferiti appositamente in provincia di Mantova e segnatamente nel comune di Viadana, con il fine di riciclare ingenti somme di denaro reinvestendole, principalmente, in aziende attive nel trasporto di merce su gomma ed operazioni immobiliari.
Proprio il settore degli autotrasporti veniva pesantemente condizionato dalla costituzione di un vero e proprio cartello tra imprese e dal ricorso sistematico a pratiche illegali.
Tali investigazioni hanno consentito di appurare che gli indagati, nel giro di pochi anni, hanno conseguito un notevole benessere economico, del tutto sproporzionato rispetto ai redditi effettivamente percepiti. In particolare, hanno investito denaro nella costituzione di società nel settore del trasporto su strada, operanti nell’economia reale, inquinando il tessuto economico “sano” e reimpiegando i proventi illeciti, così guadagnati, nel settore immobiliare.
Tra le condotte illecite del sodalizio, anche delitti tributari quali l’omessa dichiarazione, l’occultamento o distruzione di documenti contabili e la sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, di cui al decreto legislativo n. 74 del 2000.
I soggetti, pienamente consapevoli delle condotte delittuose poste in essere e prevedendo di poter essere colpiti da sequestri hanno provveduto, nel corso del tempo, ad intestare fittiziamente beni e quote societarie a terzi, trasferendo in modo fraudolento tali valori anche appartenenti al proprio nucleo familiare.
Nell’ambito di altra ed autonoma attività di polizia giudiziaria odierna, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia bresciana, sono state inoltre effettuate dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia e Cremona della Guardia di Finanza perquisizioni personali, domiciliari e societarie a carico di sodali del clan Grande Aracri, operanti in provincia di Cremona. Il sodalizio, per il tramite di società operanti nel settore edile, commetteva frodi fiscali attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture false, core business della cosca ‘ndranghetista.
Le suddette attività della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza s’inquadrano nel più ampio contesto delle azioni volte al contrasto del radicamento delle associazioni per delinquere di tipo mafioso nel Nord Italia.