Cronaca

L’episodio è accaduto intorno alle 15 di oggi pomeriggio a Idro. Lo racconta il comandante della polizia locale valsabbina Fabio Vallini.

 

La polizia locale è stata chiamata nel pomeriggio per un altro salvataggio di un animale in difficoltà. La telefonata giunta alla centrale operativa riferiva di un cane che non smetteva di abbaiare perché probabilmente era caduto in una vasca vuota e non riusciva a risalire.

Una pattuglia della locale, giunta sul posto per un riscontro, verifica che l’animale era caduto in una vasca a secco nell’area delle centrali Enel e chiede l’intervento dei Vigili del Fuoco di Salò perché la zona non è accessibile, anzi, è addirittura recintata e chiusa da cancelli.

in poco tempo l’animale viene recuperato e consegnato agli stessi agenti della polizia locale che contattano il veterinario per leggere il microchip e risalire al proprietario. Si tratta di una cagnolina un po’ malmessa e denutrita, che forse – secondo alcune testimonianze – si trovava nella vasca da più di un giorno. Qualcuno infatti ha riferito di aver sentito abbaiare già nella giornata di ieri, ma non aveva fatto caso più di tanto e non aveva sospettato si trattasse di un animale in difficoltà.

Ora la cagnolina è al canile per essere tenuta in sicurezza, in attesa di essere riconsegnata al proprietario, non appena questi verrà rintracciato.

Giovanna Gamba

Non solo animali selvatici, il soccorso è nel DNA della Polizia Provinciale. L’altro ieri infatti una pattuglia di agenti della Provinciale che fanno capo al Distaccamento di Edolo hanno portato a termine una difficile operazione di soccorso sui generis : non si è trattato infatti, come comunemente avviene, del soccorso a fauna selvatica, di solito cervi o caprioli, ma stavolta ad essere portata in salvo è stata una nutrita cucciolata di cagnolini con la loro mamma.

I fatti. Durante un controllo del territorio in alta montagna, zona ove viene praticata la caccia di selezione agli ungulati, gli agenti della Provinciale si sono imbattuti in una cagnolina con la sua cucciolata fresca fresca nascosta in una cavità naturale nei pressi di un abete in località “Larèt” ad oltre 2000 metri di quota nel Comune di Incudine.

Gli uomini della Polizia Provinciale hanno quindi allertato l’ATS e messo in atto le operazioni di soccorso della cagnolina che, probabilmente abbandonata in quota, aveva dato alla luce dei bellissimi cuccioli da pochi giorni. Nonostante i primi tentativi di recuperare l’animale, diffidente e con evidenze di inedia e malnutrizione, dopo un paio di sopralluoghi resi difficili dalla coltre di neve e dalla zona impervia, agli agenti non è rimasto altro da fare che portare in quota una gabbia di cattura.

L’operazione non è stata semplice considerato che non vi sono strade ne sentieri carrabili. Una volta posizionata la gabbia di cattura nella quale sono stati collocati i cuccioli ed alcune crocchette, finalmente la cagnolina è stata catturata. Gli agenti hanno quindi trasportato la famigliola dapprima a casa di uno di loro che ha prestato le prime cure e poi, il giorno seguente, al canile rifugio di Lozio.

La storia ha avuto quindi lieto fine grazie all’impegno degli agenti della Provinciale: i cuccioli saranno adottabili a partire dalla metà di dicembre regolarmente vaccinati e microchippati.

 

 

 

In queste settimane si sono avviati i lavori della Commissione d’Inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid che dovrà far luce su quanto avvenuto nei mesi scorsi nella nostra regione. Un capitolo della nostra storia recente complesso, doloroso, difficile. Uno scenario che nessuno di noi vorrebbe si ripetesse. Eppure la crescita esponenziale della curva dei contagi, i ricoveri, purtroppo anche in terapia intensiva, il carico di lavoro enorme che sta investendo i nostri medici, il nostro personale sanitario, i nostri ospedali, ci mette in allarme. Dobbiamo scongiurare di rivivere la tragedia di marzo e aprile, ma per farlo dobbiamo tutti lavorare con un’unico obiettivo, quell’interesse collettivo di salute pubblica.

La situazione incerta, per alcuni aspetti imprevedibile, sta purtroppo gettando nello sconforto migliaia di cittadini. Per questo oggi siamo chiamati a un surplus di responsabilità. Chi ha incarichi di governo, nazionale, regionale o locale deve innanzitutto ascoltare, raccogliere le opinioni e le preoccupazioni. Ma alla fine chi è stato scelto dai cittadini per rappresentarli anche nelle decisioni più difficili, deve compiere le scelte. Non deve temere di prendersi la responsabilità, perché quello è il suo mandato. E’ naturale la preoccupazione, il bivio di fronte all’azione giusta o sbagliata, ma chi ha la leadership deve esercitarla. Non può essere guidato dal consenso, ma deve farsi condurre dalla prospettiva, dalla visione. Analogamente, chi non ha incarichi di amministrazione, ma da opposizione ha un ruolo nelle amministrazioni, deve innanzitutto posporre la critica alla soluzione: prima deve venire il contributo, la proposta. Ognuno eserciti il ruolo che gli spetta. Ognuno agisca secondo le competenze.

 

Questo non è il tempo delle polemiche. Non è concesso alla politica di rapportarsi con un continuo conflitto. Se in tempi normali la deriva del sistema creava semplicemente sconforto e allontanava i cittadini della politica, in un momento difficile come quello che stiamo vivendo la litigiosità e i distinguo suscitano solo sconcerto, smarrimento, e anche reazione. Con la conseguenza drammatica per la nostra democrazia del non riconoscimento della autorità rappresentata. 

 

Bisogna ritrovare dignità, capacità di dialogo, attenzione e il coraggio di dire cose chiare a tutti. I cittadini devono essere rassicurati della direzione che si è presa e resi non solo comparse, ma protagonisti dello sforzo in atto, perché senza la loro attiva partecipazione è  impossibile raggiungere lo scopo e scongiurare scenari peggiori. 

 

Ci aspettano giorni difficili, dove accanto alle misure di tutela sanitaria bisognerà affrontare situazioni di disagio sociale ed economico. Avremmo voluto scampare questi tempi, non possiamo. Ora dobbiamo governarli. Vanno vissuti, affrontati, superati con la massima collaborazione di tutte e tutti. La Lombardia e l’Italia hanno nella loro storia la capacità di farlo. Ritroviamo il nostro essere lombardi e italiani, il nostro essere comunità. Solo così ne usciremo con il minor danno possibile.

 

Gianni Girelli

Presidente Commissione regionale d’Inchiesta Covid 

 

Intensa attività di controllo venatorio della Polizia Provinciale distaccamento di Vestone svolto in Valle Sabbia questa settimana. A seguito del controllo di un appuntamento fisso in territorio di Bione sono state rilevate una serie di irregolarità legate alla detenzione di richiami vivi, tutti muniti di anelli di riconoscimento contraffatto. L'accertamento ha portato al sequestro di 4 merli, 1 Cesena, 1 Tordo Sassello, 12, Tordi Bottacci.

Ad un successivo controllo presso il domicilio del cacciatore, un 75 enne del posto,  è emersa la detenzione di altri 5 esemplari di Storno con anello contraffatto e dei 7 punzoni con lo stampo utilizzato per la fabbricazione gli anelli. Il cacciatore è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Brescia per il reato di contraffazione di sigilli e reati venatori legati alla detenzione dei richiami.

 

Mercoledì gli Agenti sono stati impegnati in numerosi controlli nella zona montana di Bagolino volti alla tutela della tipica fauna alpina: l'operazione ha portato al sequestro di un esemplare di Gallo Forcello abbattuto nonostante la chiusura, ancora a metà ottobre, del piano di prelievo della specie. In quest'ultimo caso il cacciatore, un 65enne di Tavernole, è stato deferito all'Autorità Giudiziaria per l'abbattimento illecito di tipica fauna alpina mentre il fucile e l'esemplare del Gallo sono stati posti sotto sequestro.

 

Ma non è tutto. Aveva forse pensato di non allontanarsi da casa a causa le restrizioni della circolazione per contrastare il contagio da Covid-19, ma non ha resistito alla tentazione di praticare l'uccellagione. Così quest'oggi è finito nei guai un 64enne di Presegno in Comune di Lavenone. L'uomo, poi denunciato per furto venatorio, aveva disseminato con ben 38 sep, le micidiali trappole a scatto, i dintorni della propria abitazione di montagna. Una pattuglia della Polizia Provinciale di Vestone si è portata oggi in località Moncalvo di Presegno: sul posto una tesa di trappole a scatto, cinque della quali con altrettanti pettirossi già catturati e morti. Poco tempo dopo è arrivato l'uomo ignaro di essere osservato per recuperare le prede del bracconaggio. Ma stavolta ha trovato gli agenti che l'hanno identificato e denunciato. In casa, provento di altre giornate di bracconaggio, custodiva altri 28 pettirossi, tutti sequestrati insieme alle trappole.

 

 

Riceviamo e pubblichiamo questo invito dei giovani amministratori bresciani ai giovani.

Siamo giovani amministratori locali della provincia di Brescia: assessori e consiglieri comunali che hanno avuto l’onore di ottenere la fiducia dei propri concittadini e di rappresentarli nelle Istituzioni.

Abbiamo storie, sensibilità politiche e provenienze geografiche molto diverse ma siamo tutti uniti dall’aver sperimentato – direttamente sulla nostra pelle – il momento eccezionale che siamo vivendo. Abbiamo vissuto le stesse difficoltà comuni a tutti i giovani, lavoratori e studenti. Siamo anche stati coinvolti nella gestione dei mesi più difficili della pandemia, come membri di Giunte e Consigli comunali. Abbiamo assistito impotenti al numero di contagi e decessi che schizzavano alle stelle, colpendo in modo violentissimo la nostra provincia. Siamo consapevoli di quanto le misure straordinarie e necessarie assunte durante il lockdown abbiano causato danni all’economia e del segno profondo che la quarantena ha lasciato nella psiche delle persone, soprattutto quelle più fragili. Non possiamo permetterci di tornare ancora a vivere quei momenti.

Ci siamo impegnati affinché i cittadini potessero tornare a partecipare in sicurezza ai momenti sociali e culturali, le scuole riaprissero a vantaggio di studenti e famiglie, le attività commerciali potessero ripartire favorendo occupazione e ripresa economica.

Oggi siamo di fronte ad una seconda ondata, che possiamo e dobbiamo fronteggiare meglio di quanto fatto nei mesi scorsi. Non possiamo giustificarci con l’imprevedibilità di una malattia sconosciuta, né vogliamo scivolare in un nuovo lockdown.

Facciamo tutti la nostra parte: rispettiamo le misure sanitarie e utilizziamo l’app IMMUNI. Non trasformiamo qualsiasi cosa in polemica per alimentare lo scontro politico. Dimostriamoci responsabili, uniti e impegnati in prima fila per il tracciamento dei contatti e per prevenire la diffusione dei contagi. Solo così potremo convivere con il Coronavirus, senza rinunciare a tutto ciò che fino al febbraio scorso davamo per scontato: il lavoro, la scuola, la vita sociale, la cultura.

Visita  www.immuni.italia.it oppure scarica l’applicazione dall’  App Store o dal Play Store. 

  1. Fabrizio Bosio, Assessore del Comune di Manerbio
  2. Roberto Bondio, Assessore del Comune di Gardone Val Trompia
  3. Filippo Ferrari, Consigliere della Provincia di Brescia, Consigliere del Comune di Mairano
  4. Fabio Berteni, Consigliere del Comune di Manerbio
  5. Andrea Moretta, Assessore del Comune di Gardone Val Trompia
  6. Simona Mirabella, Consigliera del Comune di Gardone Val Trompia
  7. Antonio Di Nuzzo, Consigliere del Comune di Gardone Val Trompia
  8. Luca Ruggeri, Consigliere del Comune di Nave
  9. Anna Bonassi, Consigliera del Comune di Brandico
  10. Gabriele Zilioli, Consigliere del Comune di Manerbio
  11. Luca Davelli, Consigliere del Comune di Bassano Bresciano
  12. Paolo Apostoli, Consigliere del Comune di Botticino
  13. Luca Reboldi, Consigliere del Comune di Rezzato
  14. Matteo Mirto, Consigliere del Comune di Montichiari
  15. Denise Dancelli, Consigliere del Comune di Castenedolo
  16. Mattia Pelucchetti, Consigliere del Comune di Sellero
  17. Luca Gazzola, Assessore del Comune di Bedizzole
  18. Andrea Curcio, Consigliere del Comune di Brescia
  19. Nello Caldarese, Consigliere del Comune di Orzinuovi
  20. Martina Pedersini, Consigliera del Comune di Sarezzo
  21. Giacomo Cameletti, Assessore di Sarezzo
  22. Roberto Omodei, Consigliere del Comune di Brescia
  23. Sabrina Peli, Presidente del Consiglio Comunale di Sarezzo
  24. Valentina Baresi, Consigliere del Comune di Castel Mella
  25. Antonio Zambolin, Consigliere del Comune di Zone
  26. Michele Zanardi, Sindaco di Villanuova Sul Clisi

 

Dopo un incidente mortale avvenuto nei pressi di Majano, in provincia di Udine, la collaborazione tra i due comandi di polizia locale ha portato a identificare il conducente di un camion che, dopo aver investito un motociclista, si era dato alla fuga.

 

I fatti risalgono al 19 agosto scorso, quando intorno alle 9:30 un motociclista urta un veicolo fermo sulla propria carreggiata e, a causa di questo impatto, viene sbalzato sulla corsia opposta. Purtroppo proprio in quel momento sulla stessa corsia sopraggiunge un camion che lo travolge, presumibilmente all’altezza delle ruote posteriori del semirimorchio. Il corpo del motociclista – un 49enne del posto – resta esanime sull’asfalto, ma il conducente del camion non si ferma.

Da qui prende il via l’indagine della polizia locale di Majano che effettua i rilievi sul posto e contatta la magistratura. Nel primo pomeriggio, Il comandante Picogna della P.L. di Majano acquisisce le registrazioni di alcune telecamere di sorveglianza private e pubbliche della zona da cui riesce a identificare il camion coinvolto. Si tratta di un veicolo intestato a una ditta di trasporti con sede a Prevalle e perciò viene contattato il comandante della locale prevallese Zambarda, con la richiesta di collaborare alle indagini.

Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno il veicolo viene intercettato mentre è fermo per manutenzione presso un’officina. Gli agenti procedono all’identificazione del conducente e compiono i primi rilievi sul mezzo, verificando subito che ci sono tracce compatibili con il sinistro. Il camion viene allora posto sotto sequestro, mentre il conducente si vede ritirare la patente e viene indagato per omicidio stradale aggravato dall’omissione di soccorso.

Le attività di indagine sono poi continuate anche nei giorni successivi, con la fattiva collaborazione di entrambi i comandi di polizia locale. Il conducente del camion ha sostenuto di non essersi reso conto del proprio coinvolgimento nel sinistro perché con la cabina del suo camion era già più avanti nel momento in cui è avvenuto l’urto fra il motociclista e il primo veicolo.

Nella giornata di ieri, a Padova, i due Comandanti Zambarda e Picogna si sono incontrati per il passaggio di consegne del materiale sottoposto a sequestro - e dissequestrato prorio in questi giorni - da rendere disponibile per eventuali ulteriori accertamenti alla procura di Udine.

Giovanna Gamba

 

Gli agenti della Squadra Volanti della Questura di Brescia nella giornata di mercoledì hanno effettuato un arresto nei confronti di un uomo responsabile di maltrattamenti in famiglia. La Polizia invita i cittadini a utilizzare l’app Youpol per le segnalazioni.

 

Lo scorso giugno all’uomo era stata applicata la misura di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, ma le continue violazioni hanno reso per lui necessaria la custodia cautelare in carcere.

La Polizia di Stato a questo proposito ricorda ai cittadini che Youpol, l’applicazione realizzata per segnalare episodi di spaccio e bullismo, viene estesa anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche. L'estensione dell'applicazione a questo tipo di reati è un ulteriore passo in avanti per contenere alcuni fenomeni che, in questo periodo di emergenza sanitaria in cui spesso siamo costretti alla forzata permanenza in casa, potrebbero avere un incremento.

L’applicazione è caratterizzata dalla possibilità di trasmettere in tempo reale messaggi ed immagini agli operatori della Polizia di Stato; le segnalazioni sono automaticamente georeferenziate, ma è possibile per l’utente modificare il luogo in cui sono avvenuti i fatti.

È inoltre possibile dall'app chiamare direttamente il NUE e dove non è ancora attivo risponderà la sala operativa 113 della questura. Tutte le segnalazioni vengono ricevute dalla sala operativa della questura competente per territorio.

Per chi non vuole registrarsi fornendo i propri dati, è prevista la possibilità di fare segnalazioni in forma anonima. Anche chi è stato testimone diretto o indiretto – per esempio i vicini di casa – può denunciare il fatto all’autorità di polizia, inviando un messaggio anche con foto e video.

L’applicativo, nato dalla ferma convinzione che ogni cittadino è parte responsabile e attiva nella vita democratica del Paese, si può scaricare gratuitamente ed è disponibile per dispositivi Ios e Android.

E' di Iuschra Gazi il cranio ritrovato alcune settimane fa nei boschi di Caino, non lontano da Cariadeghe dove la dodicenne autistica di origine bengalese era scomparsa nel nulla il 19 luglio di due anni fa durante una gita organizzata dalla Fobap, la Fondazione bresciana che si occupa di assistenza ai disabili.

La conferma è arrivata nelle scorse ore dagli esami genetici effettuati nei laboratori della Medicina legale del Civile di Brescia tra il Dna recuperato da un molare presente nella bocca del teschio ritrovato il 4 ottobre e quello dei genitori. Le analisi hanno evidenziato che la traccia genetica è riconducibile a quella dei familiari della piccola. L'esito dell'accertamento eseguito dal professor Andrea Verzeletti, il perito incaricato dalla procura, a questo punto potrebbe mettere fine all'intera vicenda. Resta il mistero su ciò che sia realmente accaduto quel giorno e come sia possibile che la bambina sia scomparsa così.

Resti di un cranio di piccole dimensioni, forse di un bambino. Sono stati rinvenuti da un cacciatore nella mattinata di ieri nel bosco tra Caino, Serle e l’altopiano di Cariadeghe. Lo riporta stamane il Giornale di Brescia. La memoria corre subito all’estate del 2018 e alla tragedia di Iuschra Gazi, la bambina di origine bengalese affetta da autismo scomparsa il 19 luglio di due anni fa mentre era in gita sui monti serlesi con un gruppo di ragazzi e educatori e svanita nel nulla nonostante mesi di ricerche.

Un ritrovamento che, in attesa di conferme, per le quali serve l’esame del dna e comunque potrebbero volerci alcuni giorni, potrebbe gettare luce su quanto accaduto allora.

 

 

Il documento con cui la Provincia chiede che Brescia non sia zona rossa approvato oggi dai sindaci.

 

Premesso che:

 

- in data 4 novembre 2020 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DPCM 3/11/2020 che introduce

 

misure urgenti per il contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale nonché ulteriori

 

misure maggiormente restrittive per alcune aree dello stesso caratterizzati da scenari di elevata o

 

massima gravità e da un alto livello di rischio;

 

- con successiva ordinanza del Ministero della Salute tutta la Regione Lombardia è stata collocata in

 

uno “scenario di tipo4” con un livello di rischio “alto”;

 

Visto il documento di “Prevenzione risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase

 

di transizione per il periodo autunno invernale”, condiviso dalla Conferenza delle Regioni e Province

 

autonome l’8 ottobre 2020, allegato al DPCM;

 

Considerato che la collocazione dell’intera Regione Lombardia nello scenario di tipo 4 discende dalla disamina

 

dei dati elaborati dalla cabina di regia di cui al decreto del ministro della salute 30 aprile 2020, sentito il

 

Comitato tecnico scientifico sui dati monitorati;

 

Visto l’art.3 comma 2 del dpcm 3/11/2020 il quale dispone che “Con ordinanza del Ministro della salute

 

adottata ai sensi del comma 1, d’intesa con il presidente della Regione interessata, può essere prevista, in

 

relazione a specifiche parti del territorio regionale, in ragione dell’andamento del rischio epidemiologico,

 

l’esenzione dell’applicazione delle misure di cui al comma 4”;

 

Ritenuto doveroso e necessario dare trasparenza ed evidenza ai criteri oggettivi che hanno determinato la

 

collocazione delle Regione Lombardia nello scenario di tipo 4, con la possibilità di una lettura articolata sui

 

territori provinciali o comunque di sue specifiche parti, in considerazione della sua estrema estensione e

 

tenuto conto delle sostanziali differenze tra i territori provinciali ricompresi;

 

Nella consapevolezza che deve essere prestata la massima attenzione nella valutazione dei parametri a tutela

 

della salute pubblica;

 

Considerato che la lettura dei parametri che guidano la collocazione dei territori impone un’attenzione

 

particolare nel caso in cui alcuni valori possono risultare sfalsati da dinamiche esterne ai territori stessi (es.

 

parametri dei posti letto totali di Terapia Intensiva o dei posti letto totali di Area Medica per pazienti COVID-

 

19, in caso di accoglimento dei malati provenienti da altri territori);

Ritenute condivisibili le forti sollecitazioni pervenute dai Sindaci della provincia di Brescia, che chiedono con

 

forza e a ragione di avere tutti i dati necessari per rappresentare e tutelare il territorio che amministrano;

 

Nella speranza che i sacrifici dei bresciani non vadano persi in decreti nazionali, ma sia fatta un’attenta analisi

 

della situazione RT su base provinciale,

 

CHIEDE ALLE AUTORITÀ

 

1) che sia data massima trasparenza ai dati valutati per la collocazione della Regione Lombardia in zona

rossa, con l'analisi degli stessi disaggregata per il territorio della provincia di Brescia e tenuto conto

delle specifiche dinamiche di alcuni dei parametri rilevati;

2) che, alla luce dei dati stessi e dell’andamento del rischio epidemiologico, l'intero territorio della

Provincia di Brescia venga esentato dall' applicazione delle misure di cui al comma 4 dell’art. 3 del DPCM 3.11.2020.

 

 

Ha colpito molto in Valsabbia la notizia della tragedia avvenuta sulle montagne della Valle d'Aosta: il bilancio è di un morto e un ferito grave. Sul Monte Breithorn domenica sera è precipitato un elicottero: gli occupanti solo prima avevano lanciato l'allarme per un'avaria. Il mezzo è stato ritrovato a oltre 3mila metri di quota: la zona è quella del massiccio del Monte Rosa, sulle Alpi Pennine. A bordo dell'elicottero c'erano Alfredo Buda, ingegnere e manager della I.R.O. Spa di Odolo, e l'amico Giorgio Oliva, vicepresidente della ditta: il primo è stato trovato ormai senza vita, il secondo è stato trasferito in gravi condizioni in ospedale, a causa di una diffusa ipotermia. Buda aveva 59 anni lavorava alla I.R.O. dal 2006. L'incidente è avvenuto bordo dell'elicottero privato di Oliva. Tornavano da Cervinia, dove si erano recati per sciare.

Foto: repertorio

Chiuso per cinque giorni dalla Polizia locale il Bar sul ponte di Gavardo. Nel corso di un controllo sabato sera sono state rilevate violazioni rispetto alle norme del distanziamento anticovid.  Inoltre la polizia locale agli ordini del comandante Fabio Vallini ha trovato all'interno del bar tracce di haschish e due bilancini di precisione. Sono in corso accertamenti per stabilire a chi appartenevano. Numerose le persone identificate. Si trovavano in spazi ristretti senza mascherina. La documentazione trasmessa alla prefettura.

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