Ho pensato a lungo se scrivere o meno queste poche righe di riflessione dopo aver appreso la notizia che un bambino di otto anni (avete capito bene “OTTO ANNI”) si è tolto la vita impiccandosi in casa sua a Travagliato.
Il timore di diffondere la notizia, di creare possibili forme di emulazione non ci deve sottrarre dal dovere di farci un esame profondo, di coscienza.
Noi adulti intendo.
Non so nulla di questo bambino e della sua famiglia ed è giusto che tutto rimanga coperto dalla dolorosa discrezione e dal rispetto che il loro dolore sterminato richiede.
Tuttavia mi chiedo: ma cosa sta succedendo? La rapidità e la grandezza degli stimoli che giungono ai nostri figli è tale che ormai ogni tappa viene bruciata. Accesso ad ogni mezzo di comunicazione, ad ogni opportunità, ad ogni esperienza. Presto sempre più presto e senza che magari noi adulti ce ne preoccupiamo troppo. Noi non siamo lì con loro, perché siamo al lavoro, impegnati in mille faccende, occupati a fare carriera, soldi, a vestirci bene, dal parrucchiere, a cercare nuove emozioni, a mettere l’ultima nostra foto su facebook o su instagram, per fare vedere alle amiche il nuovo paio di scarpe o la nuova citazione da un libro d’appendice. O in palestra, o l'ultima bevuta con gli amici, in fondo cosa c'è di male, a voler restare sempre giovani!?
Uomini-donne, mamme-papà non faccio differenze. Tutti abbiamo dei doveri e forse troppi di noi – io per prima – li abbiamo dimenticati. Troppo impegnati a portarci in giro in cerca di successi o di banali “emozioni forti”, per apprezzare quelle che i nostri bambini, la dimensione quotidiana dello stare insieme, ci offrono ogni giorno cercando la nostra mano, la nostra voce, il nostro sorriso, il nostro tempo, la nostra attenzione.
Pensiamoci perché non abbiamo sempre una seconda opportunità.
Maria Paola Pasini