Secondo appuntamento con Ariel, il nom de plume dietro il quale si cela (per il momento) una nostra misteriosa collaboratrice! L'appuntamento con questa rubrica il sabato dal tardo pomeriggio. Non perdetevi anche questa settimana le riflessioni di Ariel.
Eccomi nuovamente a voi. Oggi sarà la volta di quei vocaboli che cambiano secondo periodi e mode.
Partiamo da un concetto a me molto caro: vissuto. Il vissuto, ossia il tempo che passa altro non è che l’avvicinarsi alla vecchiaia, quella meravigliosa fase della vita – al pari della giovinezza - caratterizzata da un bagaglio personale di emozioni, felicità, tristezze, avvenimenti, situazioni, errori e intuizioni, sconfitte e vittorie.
Tutti abbiamo qualcosa da raccontare e altro da tacere, qualcosa per cui essere orgogliosi e felici e altro da abbassare il capo. Eppure sembrava stonato abbinare a questa caleidoscopica dimensione temporale il vocabolo vecchiaia; più elegante e meno abrasivo sostituirla con vissuto.
La sostituzione del vocabolo è in buona compagnia con operatore ecologico (un tempo spazzino), operatore cimiteriale (camposantaro), scuola dell’infanzia (asilo), nubile (zitella), celibe (scapolo).
Mi sta bene tutto, anche i vocaboli che si evolvono nei modi e nei tempi, ma mi sorge un dubbio: è stato impiegato tempo per trovare ai vocaboli in sostituzione dei precedenti musicalità più consone? Se si, è stato utilizzato lo stesso prezioso tempo per analizzare, indagare, elogiare, supportare, comprendere la sostanza umana di coloro che spazzini o operatori ecologici, camposantari o operatori cimiteriali, zitelle o nubili, celibi o scapoli, hanno vissuto la propria esistenza sicuramente felici o infelici a prescindere dal vocabolo mutato?
Per esperienza personale vi dico che la mia vecchiaia è meravigliosa perché ho avuto la fortuna di vivere la giovinezza, perché mi sento più libera in intelletto e scelte di vita, perché ho sofferto molto, perché vivo con passioni diverse e ogni giorno nuove una vita meravigliosamente normale e unica.
E voi – come me – avrete tanti passaggi emozionali da condividere e altrettanti da celare ma siete consapevoli dell’importanza della sostanza e della forza distruttiva dell’offesa che si esplica con azioni riprovevoli più che con vocaboli dalla dubbia musicalità.
Ariel