La rubrica settimanale di pensiero e riflessione curata dalla nostra (misteriosa) collaboratrice Ariel.
In un mondo in cui tanti ambiscono a apparire, a esserci a ogni costo, a
visualizzare i “mi piace” ricevuti, a monitorare costantemente in quante
foto sono stati “taggati”, io mi sento proprio un pesce fuor d’acqua, una
entità contro-corrente, quasi una aliena.
Mi capita sempre più spesso di sognare di diventare invisibile,
continuando la mia vita quotidiana, senza però lasciare immagine della
mia presenza.
Mi piace sempre di più l’idea di una dimensione unica e irraggiungibile in
cui vivere, lavorare, progettare, progredire, in cui lo sguardo altrui diventi
quasi una opalescenza.
Ricordo sempre con allegrezza la risposta di alcuni anni fa di un amico,
professore universitario. Eravamo alla classica cena di fine corso e
conversavo piacevolmente con un collega al quale spiegavo la mia natura
riservata e per alcuni versi criptica, paragonandomi a una farfalla
multicolore che volava molto in alto nel cielo e per questo si distanziava
dalle altre e rimaneva spesso sola, Il professore in questione, distante un
paio di sedute da me, si gira e replica: carissima, ti sbagli, quella farfalla la
vedo ogni volta che si allontana dalle altre perché amo volare ancora più
in alto.
Farfalla o delfino, nuvola o onda sarebbe per me bellissimo rendermi
invisibile quando ne ho desiderio per poi comparire di nuovo e dedicarmi
a osservare persone, colori, situazioni, accadimenti. L’unica paura
potrebbe essere quella di trovarmi così bene nella meraviglia
dell’invisibilità da non comparire oltre. Dopotutto sono rischi calcolati e
sarà per questo che continuo piacevolmente a sognare.
Ariel