La consueta riflessione del fine settimana della nostra misteriosa collaboratrice Ariel.
Ricordo con estrema lucidità una pubblicità che ha fatto storia e notizia tanti anni fa.
Era il periodo dell’esplosione di suoni, colori, elaborazioni grafiche e grandi nomi
abbinati a grandi e piccoli prodotti da commercializzare.
Valeva il principio della massima esternazione legata al raggiungimento dei massimi
risultati da raccogliere tra il numero maggiore di potenziali clienti.
Poi – d’un colpo – la forza del silenzio. Era avvenuto il punto di rottura, si abbozzava
il concetto della cd. “pubblicità emozionale”, la massa di potenziali acquirenti veniva
scissa in volti, esigenze, emozionalità e si cominciava la ricerca della
personalizzazione dei gusti e delle tendenze, richiamando il noto metodo fordiano.
Impegnati nelle mille attività della sera e sempre di corsa per rispettare ritmi – se
possibile – ancora più concitati di quelli segnati dalla giornata ormai al termine, la
televisione accesa veniva percepita e accolta come sottofondo a tanti altri suoni,
parole, rumori.
In una sera lo stravolgimento di tutto e, nel silenzio totale, intere famiglie a
interrompere ogni attività, ogni corsa. Silenzio, parla Agnesi.
E’ stato il silenzio televisivo più eclatante, la reazione emotiva più forte e duratura, il
passaggio concettuale di marketing più sferzante e vincente.
Oltre alle complesse e strutturate analisi di marketing studiate intorno al prodotto e
sulla ricettività degli ascoltatori, il profilo sociologico di una impostazione tanto
atipica quanto innovativa, ha segnato il cambiamento, l’antitesi.
Prima e dopo quel momento, migliaia di messaggi, ma quel momento è rimasto per
me indimenticabile e sicuramente di facile richiamo alla memoria da parte di molti.
Ricordando tanta forza, mi interrogo spesso su concetti più ampi e vi chiedo:
abbiamo ancora la stessa disponibilità mentale e emozionale per vivere,
confrontarci, metterci in discussione con la forza del silenzio? Per assurdo credo che
molti lo ritengano un così grande frastuono da preferirlo al classico caos della
quotidianità.
Ariel