Dal diario di viaggio del nostro collaboratore Giuseppe Merlo, dell’Archivio di Stato di Brescia, che anche dall’estero ci invia le sue sagaci riflessioni su ciò che vede e vive.
Fedele al motto “honeste otium post labore” mi sono concesso un breve periodo di riposo da trascorrere tra Austria e Germania. Innsbruck mi accoglie con ordine, pulizia e forse con troppi visitatori concentrati nei punti di maggior richiamo. Il cenotafio dell’imperatore Massimiliano I nell’Hofkirche fa riflettere quanto volubili e illusorie siano le umane ambizioni: ieri un imperatore, protetto da solidità della stirpe, guarda con certezza di fede la pala dell’altare sognando un’Europa unica, grande e cosmopolita; oggi politici, di non così solido lignaggio, sognano “piccole patrie” chiuse da reticolati, con sguardo acquoso rivolto a prosaiche urne elettorali.
Monaco, allegra efficienza e kitsch, birra e ottimi trasporti. Musei gratuiti o, la domenica, con biglietto a un euro. Alte, Neue, Modern Pinakothek, museo Brandhorst Gliptoteca: succulenta indigestione di capolavori d’arte antica, istallazioni contemporanee, miti wagneriani, nostalgie fiorentine, ateniesi, sogni di un Ottocento e ricostruzioni post belliche. Nulla mi disturba se non la “chirurgica operazione” che rimosse dai marmi del tempio di Afaia le integrazioni e i restauri di Thorvaldens, sostituendole con sostegni metallici che danno alle superbe sculture una nota da reparto ortopedico con la quale non sono mai riuscito a fraternizzare e questo nome di un’assurda pretesa filologica di restauro.
Baviera castelli da fiaba, costumi tradizionali e poi Vienna: Sissi e pulizia, Francesco Giuseppe e ordine, cioccolatini e Mozart, musei di straordinaria bellezza. L’irrispettosa calca del duomo di Santo Stefano (nella foto) è certo una nota stonata: tra selfie selvaggi, abbigliamenti balneari e “caciara” infernale, il luogo perde ogni sacralità e desideri solo uscirne. Rifugio sicuro la vicina chiesa degli Agostiniani dove nel silenzio comprendi cosa sia il Sublime dinnanzi alla tomba di Cristina d’Austria.
La zuccherosa Salisburgo chiude la parentesi: si torna a casa. Non sono tra coloro che denigra l’Italia, tutt’altro; ma un po’ di fastidio lo provo nel ritrovare macchine posteggiate in carreggiata di fonte a una nota gelateria cittadina; ovviamente il desiderio di affondare la lingua in morbido gelato fa dimenticare ogni forma di educazione e civiltà. Sono indiscutibilmente arrivato a casa: la puzza che proviene dalla “discarica” in cui si è trasformato un tratto di corso Cavour me ne dà certezza.
Giuseppe Merlo