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A settembre le società sportive, che aggregano giovani (e meno giovani) del nostro territorio, riprendono l’attività! Qualche curiosità su alcuni sport, che ci riguardano da vicino (1).

I giochi olimpici, (chiusi a Rio de Janeiro il 21 agosto) e quelli paralimpici (aperti il 7 settembre) hanno ravvivato in tutti noi l’interesse per le molteplici forme di pratica sportiva. Può risultare, dunque, interessante per i nostri lettori fornire brevi approfondimenti su tre specialità, presenti pure nelle nostre terre.

Si comincerà con la vela, che, però, nasce come mezzo di trasporto.

I poeti, infatti, narrano che il prode Giasone abbia fatto costruire la prima barca a vela, per riuscire ad arrivare nella Colchide (l’attuale Georgia occidentale) e conquistare il Vello d’Oro. Allo scopo, l’eroe convocò Argo, il più esperto architetto del tempo, per cui dal costruttore prese il suo nome la prima barca a vela, la famosa Argo. Ma si canta pure che alla bellezza e alla efficienza dell’imbarcazione abbia contribuito di persona Atena, la dea della sapienza, che realizzò le vele con le sue stesse mani.

Di barca a vela si racconta anche nel mito di Teseo, il generoso figlio del re di Atene giunto a Creta per ammazzare il Minotauro. Il padre lo aveva pregato che, solo se fosse riuscito vincitore nell’impresa, al ritorno in patria avrebbe dovuto issare una vela bianca. Teseo uccide il Minotauro ma si comporta slealmente verso Arianna, la giovane che lo aiuta a Creta. Perciò non ricorda l’accordo stipulato con il padre, lascia la vela nera sulla sua imbarcazione e provoca, sia pure indirettamente, il suicidio del padre, disperato per la presunta morte del figlio.

Molti altri, comunque, sono i miti che pongono la barca a vela come essenziale sostegno per eroi sia conquistatori sia profughi alla ricerca di nuove terre. Non sempre, però, viene espresso il nome di chi realizza la vela, cioè dell’artigiano o dell’artista che sa sfruttare i prodotti del contesto in cui vive e genera l’invenzione. Si sa tuttavia che nacquero vele di paglia presso gli antichi egizi oppure di lino presso i fenici o di canapa in Grecia.

Anche gli storici ci hanno fornito molte informazioni su come, tra gli altri popoli, i Cretesi, i Fenici, i Greci e i Romani costruissero le loro imbarcazioni e le usassero, sia per trasportare uomini o merci sia per sconfiggere nemici. Tramandano anche notizie sulla pratica sportiva, fissando la prima competizione velica nel II secolo a.C. in Grecia. Il Medioevo, però, vede la contrazione dei traffici su acqua e, dunque, anche delle competizioni sportive basate su imbarcazioni. La moderna vela sportiva trova, pertanto, la sua origine nello scontro contro la pirateria marina. In effetti, per reagire agli attacchi dei pirati che mettevano a rischio i viaggi sulle rotte delle Indie Orientali, dell'Africa e delle Americhe, nel corso del secolo XVII gli olandesi costruirono dei velieri particolarmente rapidi, i cosiddetti jachtschip (da jacht, che significa “cercare” e schip, che vuol dire “nave”).

Presto, però, l’invenzione passò dalla difesa al diporto, grazie anche all’interesse che suscitò nel sovrano inglese Carlo II, che, in esilio nei Paesi Bassi, apprezzò gli jachtschip e, ritornato in patria, ne portò con sé un esemplare. Nel 1662, anzi, il re Carlo II, a bordo del suo Jamie (che aveva contribuito a disegnare) partecipò vittoriosamente alla prima regata fra yacht condotti da timonieri non professionisti, dando così avvio alla diffusione dello sport della vela in tutto l'Impero Britannico.

E forse per il prestigio che le regate sportive acquisirono proprio preso gli inglesi, la parola di origine olandese jacht è a noi nota nella versione inglese yacht, che indica appunto le imbarcazioni a vela.

Buona ripresa della pratica sportiva, dunque, agli appassionati di barche a vela (o yacht, che dir si voglia)!

 

 

                                                                                                          Luisa Maioli