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E’ la sera del 24 novembre del 2103, quando un ragazzino di 16 anni, Emanuele Ghidini, sguardo intelligente, una testa di riccioli castani, esce di casa a Gavardo. Si incontra con alcuni amici (si fa per dire) più grandi e qui assume della sostanza stupefacente. Un effetto fortissimo su di lui che perde probabilmente ogni consapevolezza di se stesso. Si butta nel vicino fiume Chiese e muore annegato. Il corpo viene ritrovato poco distante dal ponte nel centro del paese di Gavardo da dove si era lanciato in acqua.

Qualche tempo dopo i carabinieri di Gavardo comandati dal maresciallo Francesco Santonicola individuano una persona, il pusher, colui che ha passato la droga ad Emanuele. E’ un maggiorenne di Roè Volciano. Il prossimo 6 luglio si terrà l’udienza preliminare davanti al gup di Brescia. Il magistrato dovrà decidere se rinviare a giudizio o meno il giovane per spaccio e per aver provocato la morte di Emanuele come effetto di un altro reato. In quella occasione si dovrà decidere anche la sorte di un altro giovane di Salò che avrebbe tentato di coprire il presunto spacciatore. Deve rispondere del reato di favoreggiamento. Se si procederà con il rinvio a giudizio, si celebrerà un processo e forse nuove cose potranno essere chiarite di quella terribile tragedia.

mpp