Una serata presso l'agriturismo Vallalta avvolti dalle immagini di Leo Matiz e dalle parole di Gabriel Garcia Márquez.
Vallalta, sulla strada che da Botticino porta a San Gallo, è a due passi da Brescia, eppure sembra attutire i rumori della civiltà: il paesaggio bucolico che circonda il casale, un agriturismo, fa da scenario a una mostra insolita in anteprima assoluta sul territorio italiano, con oltre 80 fotografie di Matiz inedite per l’Europa. Promossa dalla Fondazione Leo Matiz, con sede in Messico, e dall’ecomuseo Vallalta di casa nostra, l'esposizione mostra al pubblico una serie di scatti del fotografo colombiano ambientati nei dintorni della sua città natale, Aracataca. Essendo questa la medesima patria del premio Nobel Márquez, non possono sfuggire i richiami al mondo dello scrittore, fino alla naturale sovrapposizione con Macondo, l'indimenticabile città-mito di Cent’anni di solitudine.
Ideatori e curatori sono Magda e Antonio Massarelli, coppia collaudatissima nella realizzazione di progetti, come nella vita. Li incontriamo mentre il buio comincia a velare lo scenario e trasformare in ombre indistinte le sagome che accolgono il visitatore, uomini e donne della nostra terra diventati protagonisti della sua storia. Gli antenati locali accompagneranno il pubblico anche durante la visita, in una singolare “comunione di umanità” con i personaggi ritratti. La mostra, ci spiegano, può essere gustata in due distinte “versioni” all'origine di sensazioni molto diverse: nel tripudio di colori delle luminose giornate estive le fotografie sposano la natura che diventa molto più di una cornice; la sera, invece, il buio inghiotte ogni cosa restituendo immagini che si stagliano nitide richiamando l'osservatore a non tralasciare alcun dettaglio. Non a caso la figlia del maestro, Alejandra Matiz, visitando la mostra ha riconosciuto commossa: “Ecco, sarebbe stato un desiderio di mio padre vedere esposte le sue opere in uno scenario naturale, bucolico e magico come questo”.
Impossibile narrare tutti i passaggi di un percorso multisensoriale che coinvolge e stupisce in continuazione: dalla foto che ritrae l'abbraccio tra Matiz e Márquez a quella, famosissima, della rete da pesca dispiegata come la ruota di un pavone (di fronte alla quale una reale rete da pesca imprigiona tra le sue maglie tutti i libri di Márquez). Si incontrano paesaggi, abitazioni, mezzi di trasporto e, soprattutto, volti di uomini e donne cui il fotografo è riuscito a catturare l'anima, tanto sono espressivi. Si vede quanto amasse le donne per come pare contemplarle e quasi inchinarsi a loro, che siano giovani fiere nella loro spensieratezza o vecchie piegate dalla fatica e dai dolori della vita. Molti paesaggi, attività, gesti quotidiani e ritratti rimandano alla Macondo descritta dal premio Nobel e ci si ritrova a tentare di riconoscere qualche personaggio. La magia è così intensa che realtà e mito riescono davvero a fondersi.
Ad alimentare la suggestione, la mostra è completata da un libro di Armida Massarelli, una sorta di catalogo sui generis in cui una mamma condivide con la figlia emozioni e sensazioni dell'avventura a Vallalta, intrecciando il loro viaggio interpersonale con la scoperta di immagini e parole che plasmano Macondo. Ne ha letto alcuni brani Anna Maria Lonati, consigliere comunale di Botticino, all'inaugurazione della mostra, accompagnando i presenti in un viaggio senza tempo che ha ulteriormente arricchito la serata. Interpellata in proposito, la signora Lonati ha precisato che occasioni felici come questa permettono all'arte di cambiare le geografie delle identità: artista e opere, infatti, non sono più legati al loro territorio, ma spaziano altrove, disegnando nuove coordinate che ci coinvolgono totalmente. Le considerazioni di Annamaria Lonati abbracciano inoltre, con toccante partecipazione, i soggetti rappresentati: “La realtà, anche quella dura dello sforzo, della fatica, del lavoro, viene rappresentata con la leggerezza di un sogno. Dall'intensità degli sguardi e delle emozioni traspare un desiderio di riscatto e di speranza nel futuro, oltre a quella grande dignità della condizione umana che conosce e ri-conosce la vera scala di valori della vita”.
Da ultimo, una curiosità. L'anteprima della mostra a Botticino non è affatto casuale e deriva da un'amicizia che sta attraversando i decenni, quella tra la figlia di Matiz e Magda Massarelli, che si incontrarono proprio a Botticino in occasione di un corso di restauro. Quando poi nel 1992 le due donne andarono a Milano a una mostra dedicata alle celebrazioni colombiane, Magda – cresciuta in Venezuela – si riconobbe in una foto del maestro scattata per le strade di Caracas nel 1957 (Magda e il nano), ora esposta al MOMA di New York. Un segno: l'amicizia non poteva che cementarsi ancora di più. Fortunato chi ne gode i frutti, come i visitatori della mostra di Vallalta, aperta fino al 31 ottobre tutti i giorni tranne il lunedì, ore 16-19 e 21-22; martedì, mercoledì e serali su prenotazione al numero 340.5144298. Ingresso libero.
Giovanna Gamba