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Le consuete riflessioni del fine settimana della nostra preziosa collaboratrice misteriosa Ariel

 

 

Ero già pronta a parlarvi delle sensazioni di una bellissima mostra visitata ieri a Brescia. Poi, correndo su fb, per aggiornare alcuni dati trovo questa affermazione di Paul Klee. L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.

Fantastico o pazzesco era proprio il senso di quello che intendevo trasmettervi dopo aver visitato ieri la mostra di un amico e grande artista.

A modo mio la scorsa notte ho inviato un messaggio a Alessandro espresso in questi termini. Carissimo, a te l’emozione più profonda che mi ha trasmesso ammirare la tua mostra. Ho pensato: Gerusalemme, luogo del silenzio, della forza, dell’anima.

Come le emozioni e le passioni hanno rapito il tuo cuore e la tua vena artistica? Per ogni immagine contemplata cercavo di uscire dalle linee perimetrali e pazzescamente riuscivo a sentire rumori, odori (diversi da quelli del rinfresco), a respirare l’ibrida sabbia, a celarmi da bagliori accecanti. Bravo Alessandro.

Esattamente con la consapevolezza di avere la visibilità di ciò che non sempre lo è, mi aggiravo tra le pareti delle sale e mi soffermavo in silenzio e rapita emozione sui tratti, a volte leggeri, altri forti, altri pensati, altri ancora quasi sfuggiti di ogni singola opera con la certezza che questa mi portasse lontano da quei luoghi e vicina, dentro, immersa nelle dimensioni riprese e volute da Alessandro.

E’ stato proprio così. In un attimo ero trasposta in tempo e luogo diverso e tutto ciò che un momento prima mi appariva delineato da passepartout e cornici, si liberava magicamente a rendermi visibile ciò che prima non era.

Forse anche nella vita di tutti i giorni dovremmo adottare questa massima e ambire, osare, proiettarci a rendere visibile la parte bella, magica, unica di noi stessi nella certezza che non sempre lo è.

Ariel