Polizia di Stato in campo con un presidio mobile sabato mattina a Sirmione. Numerosissimi i passanti che si sono fermati per ricevere materiale informativo e conoscere le numerose iniziative messe in campo contro la violenza di genere.
Una limpida mattinata estiva ha fatto da sfondo al pullman della polizia parcheggiato strategicamente davanti al castello, passaggio obbligato per chiunque si appresti a visitare il centro. In questo modo è stato possibile essere ben visibili richiamando l’attenzione di tutti, abitanti del posto o turisti di passaggio. L’obiettivo dell’iniziativa era infatti di quelli che meritano il massimo dell'attenzione e della partecipazione, perché il problema dei maltrattamenti alle donne viene purtroppo messo a tacere in troppe realtà familiari e sociali. La necessità di parlarne, facendo conoscere le molte possibilità di aiuto per chi vive nella paura, ha messo in campo parecchie forze, a partire dalla Polizia di Stato che in questi mesi tocca diverse province italiane con il progetto "Questo non è amore".
A Sirmione c’erano dunque agenti della Squadra Mobile e dell’Anticrimine, l’ufficiale medico, poliziotti della stradale e della postale, gli esperti dei crimini sul web. Accanto a loro, anche volontarie della Casa delle Donne, la struttura bresciana accreditata per accogliere le vittime costrette ad allontanarsi dalle mura domestiche e che fornisce aiuto materiale, ma anche sostegno psicologico e legale. Una sinergia fra strutture pubbliche e private per non lasciare sole le vittime, per spezzare il circolo vizioso del ricatto e della vergogna che spesso portano a chiudersi e a non denunciare, pur consapevoli dei pesanti rischi cui si va incontro.
«L’incontro con i cittadini è stato proficuo – commenta Silvana Canclini, medico della Polizia di Stato di Brescia – e moltissimi hanno chiesto informazioni o raccolto il materiale a disposizione, tra l'altro stampato in diverse lingue. Qualcuno si è interessato della rete di volontariato a supporto delle vittime, mentre altri hanno chiesto notizie sulle strutture della polizia e sulle loro modalità di intervento. Siamo anche stati testimoni del racconto di un vissuto drammatico e avvieremo subito il caso verso i professionisti competenti per interventi rapidi ed efficaci». Ecco il più importante riscontro a fine mattinata: contatto diretto, dialogo, abbattimento di barriere burocratiche sono determinanti per aiutare chi subisce violenze fisiche o psicologiche, ma finora non ha reagito. Visto che l’obiettivo dichiarato era non solo sensibilizzare i cittadini, ma anche avvicinare chi non aveva mai mosso denunce formali, la mattinata ha senz’altro raggiunto lo scopo.
«I casi purtroppo sono moltissimi – osserva un’agente della Squadra Mobile – e sono trasversali alle varie classi sociali. Non sempre nascono in situazioni di degrado, anzi, spesso sono coinvolti professionisti e persone con un buon livello di istruzione. Non è infatti la cultura a fare la differenza, ma il vissuto. In certi casi per fortuna basta l’ammonimento, un provvedimento amministrativo che può fare da freno quanto una denuncia». «Chi però ha già avuto problemi con la giustizia – aggiunge una collega dell’Anticrimine – non deve difendere la propria reputazione e quindi non ne viene scalfito. Nei casi più gravi si dispone immediatamente l’allontanamento dalla casa familiare per evitare il contatto quotidiano, soprattutto in presenza di minori che sono i primi a dover essere tutelati». In presenza di comportamenti vessatori si può perfino utilizzare sistemi gps per monitorare gli spostamenti, mentre assistenza psicologica e legale vengono fornite gratuitamente.
Bisogna però avere la forza di fare il primo passo, uscendo dalla dolorosa solitudine che attanaglia chi vive questo dramma, soprattutto quando si è esposte a ricatti perché deboli e non autonome. Le strutture deputate all’accoglienza esistono e non lasciano sole le donne che soffrono. Ognuno di noi deve forse anche diventare un po' meno distratto e imparare a cogliere i segnali di chi è in difficoltà. Le parole che incorniciano la locandina dell’evento andrebbero ripetute come un mantra: «Se ti intimidisce, se minaccia te e i tuoi figli, se ti zittisce, se minaccia la tua libertà anche economicamente… questo non è amore!».
Giovanna Gamba
La presentazione dell'iniziativa nel nostro precedente articolo: Sirmione: la Polizia di Stato contro la violenza alle donne