Pubblichiamo questa proposta escursionistica di Sonia Piccoli, ormai sempre più esperta di "cammino" di casa nostra.
LA VALVESTINO TRA BOSCHI E GLI ALTI PASCOLI. ALLA RICERCA DEI QUARZI PERDUTI E DELLA SUA ALTA ENERGIA
di Sonia Piccoli
Solo conoscendo il territorio si può arrivare a sentirlo come bene comune.
Tempo fa mi imbattei per caso, in un sito in internet, ove veniva citata la Valvestino come altissimo luogo energetico e come luogo di antiche storie di scorribande di un famoso Bandito dal nome ZanZanu’. Da qui incominciò una ricca ricerca, e scoperta di questa bellissima Valle, che in realtà è formata da più valli profonde e sinuose dove ad accompagnare tutte le valli è il torrente Toscolano e dal Droanello che collega la grande fenditura benacense con quella formata dalla Valle Sabbia e dalle Giudicarie. Il torrente Toscolano nasce da corsi minori che scendendo dalle cime e dagli altopiani, danno la sua nascita e la nascita del lago artificiale di Valvestino. Questo bacino fu creato nel 1960/62 per la produzione di energia elettrica con la costruzione della diga di Ponte Colà. Essa può contenere 52 milioni di metri quadrati di acqua e la lunghezza in toto è di 283 m. Alimenta la Centrale Elettrica di San Giacomo a Idro La diga, solo una volta fu svuotata completamente, e ne risorsero antichi muri di una caserma di confine della prima guerra mondiale. Il lago di Valvestino si apre come un fiordo nordico, che guardando nel non lontano orizzonte, viene chiuso tra i ripidi versanti e dai monti di: Gargnano, Monte Pizzocolo e Monte Castello.
La mia ricerca con Anna riguardo ai quarzi si è ridotta in alcune informazioni datemi dalla forestale, dall’ufficio informazioni, e dalla gente del posto dove mi è stato detto che dei 5 quarzi 1 o forse due sono stati sotterrati, per evitare che la gente esterna ai luoghi (la solita incivile) non continuasse a portarsene vie un pezzo e altri sequestrati dai carabinieri per eventuali riti. Sta di fatto comunque che è una Valle che da sola da energia in quanto ci sono poche costruzioni e sono luoghi poco frequentati. Vuoi per la strada poco invitante da fare in macchina troppe curve sia che si salga dal Lago di Garda (Gargnano) che dal lago d’Idro. Molto interessante è la storia Che lega queste Valli al lago d’Idro e al Lago di Garda dove sembra che questo famoso Giovanni Beatrici chiamato il Bandito Zanzanù detto anche il Robin Hood dei laghi e delle valli fece tribulare non poco eserciti e tanto altro. Vi consiglio di leggere Zanzanù. Il bandito del lago (1576-1617) di Claudio Povolo.
La zona sarebbe stata anticamente abitata dagli Stoni, popolo euganeo che pose la propria sede a Vestone. Seguirono gli Etruschi, una cui necropoli, secondo anonime annotazioni del secolo scorso, sarebbe stata rinvenuta ad Armo.
I Galli cenomani costruirono case e fortificazioni, tra cui il castello di Turano, antecedente rispetto a quello eretto nel 1240 da Bonifacino di Bollone. I Romani, i Longobardi, gli Asburghi e davvero tanto altro.
La Valvestino deriva dai monti Vesta e Stino. Si narra che una vestale (sacerdotessa devota alla dea Vesta) addetta alla sorveglianza del tempio e del fuoco sacro aveva al suo servizio sette fratelli e avendo un giorno deciso di sposarsi, diede loro la libertà e un premio: una valle, nella quale costruire le loro case, a condizione che dalle finestre di ognuna di esse non si potesse vedere il fumo che usciva dal comignolo delle altre.
I sette fratelli si dispersero nella valle, costruirono le case nelle modalità richieste dalla vestale e vissero felici e contenti. Fu così che nacquero Armo, Bollone, Cadria, Magasa, Moerna, Persone e Turano, i sette paesi che compongono la Valvestino.
Una delle molte leggende narra di Biancaneve locale, servita da sette gnomi, altre ancora di streghe e diavolo.
La valle si sviluppa lungo il torrente Toscolano ed i suoi affluenti, ed è considerato un territorio di straordinario valore naturalistico, ovviamente poco conosciuto, che mette in collegamento il Lago di Garda con quello d’Idro e con la Val Sabbia: la meta perfetta per chi vuole allontanarsi dalle folle e immergersi in un ambiente rimasto incontaminato dal punto di vista naturalistico e in piccoli paesini dove il tempo sembra essersi fermato. I prati della Val Vestino oltre ad essere l’alimento per il bestiame al pascolo, offrono uno straordinario spettacolo di colori che cambiano con le stagioni e le sue fioriture. Salendo sulle vette, è possibile inoltre ammirare le piante rupicole simbolo di questa zona: le sassifraghe, nome che in latino significa “capace di spaccare la pietra”.
La devozione cristiana, che qui si mescola ad antichissime credenze, è evidente dalla presenza numerosa di piccole chiese disseminate nelle frazioni che formano la Valvestino. La più antica chiesa del luogo, San Giovanni Battista a Turano, è documentata sin dal X secolo. Più volte rimaneggiata nel corso dei secoli, essa è depositaria dell’antichissima Festa del Perdono, risalente al XII secolo, ancora celebrata ogni penultima domenica d’agosto. Il grande crocefisso custodito nella chiesa di S. Rocco di Turano viene portato in processione fino alla chiesa di S. Giovanni Battista e, durante la celebrazione, ai fedeli viene impartita l’indulgenza plenaria, che la tradizione vuole fosse concessa da Papa Alessandro III nel 1166.
A Bollone svetta la chiesa di San Michele, di probabile fondazione longobarda ma interamente riedificata nel 1537, mentre San Matteo di Persone è citata fin dal 1537 nell’ambito dei territori plebani di Tignale. Armo invece ospita l’antica chiesa dei Santi Simeone e Giuda, mentre a Moerna la chiesa di San Bartolomeo di probabile fondazione quattrocentesca ma più volte rimaneggiata nel corso dei secoli, vanta una serie di affreschi datati 1946, opera dei pittori trentini Colorio e Bertoldi.
Solo in questa zona almeno nel bresciano si trovano dei rari fienili. Essi sono localizzati a Cima Rest e negli altipiani di Denai, e costituiscono una delle attrattive principali della zona, con gli ampi tetti spioventi fino quasi a terra e ricoperti da paglia.
Fino a qualche tempo fa, erano usati come residenza per l'intero anno dai contadini del luogo ma con l ‘andar del tempo si rovinarono e grazie ad un attento lavoro di recupero e ristrutturazione messo in atto dal Comune di Magasa, quelli di cima Rest, sono stati recuperati come unità abitative, di cui uno è in uso come interessantissimo museo etnografico.
La tipologia dei fienili della Valvestino è unica e solo in alcune zone del Nord (a monte Valpiana nella zona di Bosco Chiesanuova in provincia di Verona e sui monti tra Asiago e Belluno) sono stati riscontrati edifici dalle caratteristiche costruttive simili.